Si fa la festa per il 160 anni, ma sul porto d’Ischia c’è ben poco da festeggiare!

IMG_0049IMG_0340Con l’avvicinarsi delle date stabilite dal programma dei festeggiamenti, si sta entrando nel vivo della programmazione dell’ormai prossima celebrazione del 160° anniversario dell’apertura del porto di Ischia. Ma anche se in quei giorni si riuscirà a fare il miracolo di un bacino portuale restituito temporaneamente alla sua bellezza e valorizzato in quelle peculiarità che ne fanno uno degli approdi più caratteristici e scenografici del Mediterraneo, restano  le ferite con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente. E che torneranno tutte di strettissima attualità dal 18 settembre in poi. Quando lo scalo più importante dell’isola riprenderà la sua dimensione caotica, congestionata, spesso ai limiti della vivibilità.

Per quanto ci si sforzerà di “impupazzare” a dovere l’approdo borbonico nei giorni della festa e soprattutto nelle ore in cui è previsto che sia liberato da imbarcazioni e traffico, ci saranno situazioni non proprio presentabili che non potranno essere nascoste, comunque. E’ il caso del primo pontile, una vera vergogna, che sta ancora là a gridare l’inefficienza e l’inconcludenza di chi – leggi Regione – aveva promesso interventi e tempi di realizzazione che non hanno trovato alcun riscontro nei fatti. E questo benchè sia passato ben più di un anno – si va per i due – da quando la struttura è stata chiusa. Pensare che nel 1853 giusto un anno di lavoro ci volle per fare del lago un porto!

IMG_1249Ora, se con i pannelli sistemati lungo la banchina, almeno prima che i vandali li facessero a strisce, si era riusciti a coprire lo sconcio alla vista del passanti, le vergognose condizioni in cui versa il pontile Mondiale ’90 restano sfacciatamente evidenti su tutti gli altri lati e da tutte le altre prospettive. Tanto più che, nonostante l’operazione pulizia fatta dal Comune qualche mese fa, restano ancora ferraglie e materiali accatastati sulla struttura. Insomma, non si tratta proprio di un bel vedere e l’effetto positivo del porto libero di barche rischia, paradossalmente, di evidenziare quello scandalo.

Da cui derivano una serie di altre situazioni che mal si conciliano, obiettivamente, con l’operazione di “recupero” estetico legata all’anniversario.  Come la mettiamo con i “cascettoni” delle biglietterie, che imprigionano la statua del Redentore e compromettono da mare la vista della Chiesa di Portosalvo, elemento architettonico essenziale del progetto di trasformazione del Lago de’ Bagni e del suo contorno, ovvero la grande opera di metà Ottocento che ora si vuole ricordare e celebrare?  Lo stravolgimento del bacino portuale che sta comportando l’abbandono del primo pontile è un pugno nell’occhio per i contemporanei ed un gigantesco affronto verso l’illuminata realizzazione di epoca borbonica. Un controsenso gigantesco rispetto alla pur lodevole intenzione di celebrare i 160 del porto d’Ischia.

IMG_0784E a confermarlo c’è anche lo stato di degrado e il rischio per nulla remoto di distruzione del Tondo di Marc’Aurelio. Una condizione indubbiamente aggravata dallo spostamento degli aliscafi sul secondo pontile, che ne 1990 si volle sconsideratamente attaccare a quanto restava dell’antico isolotto citato nel carteggio tra il futuro imperatore Marco Aurelio e il suo maestro Frontone. Anche quella è una ferita aperta, un grosso vulnus al porto inteso anche come monumento storico, così come ci si accinge a festeggiarlo tra pochi giorni. E, d’altra parte, se non si troverà una utile alternativa per gli accosti degli aliscafi, il Tondo, e quanto resta della sua importanza storica, è destinato ad andare perduto.

Peraltro, se quando si era proceduto alla chiusura del primo pontile, era stato reso noto un programma di interventi, con tanto di cronologia acclusa, che prevedeva come passaggio finale la ricostruzione e riattivazione di quella struttura, il venir meno della Regione e il protrarsi sine die della preclusione di quel molo sembrano aver rimescolato le carte delle certezze. E non è più neppure chiaro quale sia, alla fine, la soluzione tecnica suggerita e caldeggiata dal Comune. Un nodo gordiano da sciogliere quanto prima, perchè se non si hanno chiari gli obiettivi da perseguire, l’attuale situazione di “provvisorietà” finirà con il diventare definitiva. E l’avviata presa in questo senso sembra già fin troppo evidente.

Si celebra la festa del porto. Ottima cosa. Ma quando i giorni del “miracolo” saranno passati, si ripresenterà una realtà oltraggiosa per lo storico approdo isolano. Realtà strettamente collegata all’organizzazione pedestre dei trasporti marittimi, alla  mancanza di un sistema dei trasporti integrato tra terra e mare all’origine del consueto caos intorno al bacino portuale, ad una inadeguata pianificazione dei servizi, a tutti i problemi connessi ai due pontili Mondiali e alla loro funzionalità, alla manutenzione del porto – vedi escavo – rimandata da decenni, alle questioni della depurazione. Urgenze, se non emergenze, che si tende a rinviare, ad accantonare, a rimpallare. Che non si affrontano con la determinazione indispensabile a risolverle in tempi umani. Eppure, sarebbe questo il modo migliore per onorare e celebrare una straordinaria opera pubblica che 160 anni fa cambiò la storia dell’isola. La vera Festa del Porto sarebbe quella. Ci vorranno altri 160 anni per vederla finalmente realizzata?

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