Dal Torrione mancava da dieci anni, quando il monumento più famoso di Forio aveva ospitato l’antologica del grande artista nato, cresciuto e vissuto alla sua ombra. E del Torrione LUIGI COPPA è tornato ad essere ospite in questi giorni di fine settembre con una selezione di grande fascino dei suoi lavori dedicati all’Africa del Nord, in gran parte realizzati dopo un suo viaggio nel 2002. Uno dei tanti compiuti nel continente che con i suoi colori, suoni, profumi, volti, espressioni, atmosfere e culture ha segnato profondamente il suo percorso di vita di uomo e di artista, diventando soggetto privilegiato della sua pittura. E confermandosi tale anche in questa bella mostra, meravigliosamente integrata nel particolare spazio circolare della grande torre affacciata sul mare, che da millenni separa fisicamente, ma anche unisce e collega i popoli e le civiltà insediati e radicati sulle sue sponde. Un rapporto profondo di identità e di diversità che ha accompagnato la storia dell’isola, fin dalle epoche più remote, e che è parte viva dell’arte di Coppa. Artista di respiro internazionale, che si ispira all’Africa nelle sua multiformità, Ma che deve anche molta parte della sua formazione alle esperienze vissute in Germania, Austria, Svizzera, Francia, dove continua ad esporre e sempre con grande interesse e straordinario riscontro di pubblico.
Il Maghreb, con la sua gente, è il luogo dell’anima esplorato nei dipinti realizzati con varie tecniche della personale di Luigi Coppa. Che anche in quest’occasione, con il valore aggiunto e l’emozione particolare di offrire la sua arte in un luogo familiare ed amato, ha voluto curare personalmente, con il prezioso apporto della figlia Marianna, sia la scelta delle opere che l’installazione finale. Un atto d’amore, verso i tanti amici accorsi a visitare la mostra per esprimere il loro affetto sincero nei confronti dell’amico e dell’artista conosciuto da sempre, come dei tanti turisti che hanno potuto così conoscere le opere recenti di un artista molto noto e apprezzato all’estero. Dove ha esposto con continuità fin dagli anni Cinquanta, quando era ancora all’inizio del suo ricco itinerario artistico.
A riconoscere il suo talento, quando Gino era ancora un ragazzino e coglieva ogni possibilità per disegnare e dipingere anche sui muri, fu il pittore Eduard Bargheer, che raccomandò a sua madre di fargli frequentare una scuola d’arte. Così, il giovanissimo ischitano compì la sua prima formazione all’Istituto d’Arte di Napoli, dove ebbe ottimi maestri. E pochi anni dopo, nel 1953 arrivò la prima mostra, non un’occasione qualunque, visto che si trattava del Palazzo delle Esposizioni di Roma. Da lì fu un crescendo di mostre e di viaggi di formazione, in Italia e all’estero, di frequentazioni con i grandi artisti del tempo e di primi contatti con l’Africa tanto cercata e immaginata da lontano, perchè era lì che suo padre aveva trascorso buona parte della sua infanzia, dapprima come prigioniero, durante e subito dopo la guerra, e in seguito per motivi di lavoro. A quel primo viaggio nei seguirono tanti altri, un innamoramento, quello per l’Africa, che non è mai cessato e che ha continuato ad essere inesauribile fonte di ispirazione per la sua opera. E ha offerto anche anche volti e atmosfere per i quadri presentati al Torrione fino al 30 settembre prossimo. Dove la mostra può essere visitata tutti i giorni dalle 20.00 alle 23.00. Un’altra fondamentale tappa di questo excursus estivo dedicato agli artisti isolani al Torrione di Forio, finalmente di nuovo aperto al pubblico, reso possibile dall’impegno e dalla dedizione dei giovani dell’ASSOCIAZIONE CULTURALE RADICI.
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