La Spiaggia degli Inglesi, un angolo di paradiso che l’erosione va trasformando

IMG_1449IMG_1446La prima impressione è di trovarsi in uno dei luoghi dell’isola, purtroppo sempre più rari, in cui sembra che il tempo si sia fermato. Fin dall’inizio della discesa, abbastanza ripida, accompagnata da una vegetazione selvaggia, straripante, che invade anche parte della gradinata di pietra, usurata dagli elementi, occultando in parte il fascio di tubi dell’acqua che, pur necessari, sono l’unica stonatura in uno scenario sorprendentemente armonioso. Superate le cupole  disegnate da querce e bougainville, le macchie folte di canne e uva turca e le “parracine” in cui rari cancelli rivelano con discrezione la presenza di case e di abitanti, squarci d’azzurro s’incominciano a intravedere a fatica tra il verde ancora prevalente, mentre il silenzio è rotto dai versi inconfondibili dei gabbiani. Che per un attimo si fondono con il canto di un gallo, sintesi perfetta della terra che va ad incontrarsi con il mare. Accade in fondo all’ultima discesa, dove Ischia presenta una delle sue meraviglie: un tratto di costa che toglie il fiato, il mare aperto, scogli che emergono solitari accogliendo gruppi di gabbiani. Un contorno perfetto, che calamita l’attenzione con la sua sovrabbondante bellezza. L’unico elemento che non s’impone subito allo sguardo, che ha ben poco di maestoso, che delude perfino è il richiamo che mi ha portata fin qui: la spiaggia. Appena una lingua di sabbia e ciottoli, ecco la famosa e celebrata Spiaggia degli Inglesi.

IMG_1448Fino a stamattina l’avevo conosciuta solo indirettamente. Dai racconti entusiasti dei miei genitori, che ci venivano da giovani con la barca a remi dal porto e che, quando dovevano mostrare qualcosa di speciale di Ischia agli amici forestieri, sceglievano questo posto come prima immancabile destinazione. E poi c’erano le fotografie, che ormai si possono considerare d’epoca, dove la spiaggia in primo piano, certo non immensa, appariva comunque più ampia e sabbiosa di quella di oggi. E non sembrava scomparire, come un dettaglio, nell’ambiente circostante. Che ha mantenuto pressochè intatta la sua bellezza e sontuosità. Mentre proprio il lido è l’unico elemento della composizione che è cambiato, pur rappresentandone ancora il richiamo principale.

L’erosione ha colpito duro, anche su questo tratto di costa. E ha ridotto al minimo la spiaggia, dove nella parte rimasta i ciottoli avanzano a discapito della sabbia. Lo sanno bene i frequentatori abituali del lido, che ne hanno osservato la riduzione, progressiva e inarrestabile. Nonostante (o a dispetto?) di un intervento di protezione della costa, una scogliera insomma, realizzato qualche anno fa, ma che non ha raggiunto lo scopo. Semmai il contrario, perchè da allora il mare ha divorato la spiaggia più di prima, nè ha compensato, neppure parzialmente, la sua azione distruttiva depositando sabbia lì dove l’aveva tolta. Insomma, la cura (presunta) si è rivelata peggiore del male. Anche qui come in tanti (quasi tutti) altri punti delle coste isolane sottoposti allo stesso trattamento nel corso degli anni, in attuazione di grandi progetti e altrettanto grandi e solenni promesse di soluzione del problema dell’erosione degli arenili. Risoltisi, gli uni e le altre, solo con un grande sperpero di denaro pubblico, risorse letteralmente buttate a mare.

E così la Spiaggia degli Inglesi è un altro pezzo pregiato di Ischia ad essere a rischio. Un angolo di pura bellezza che dall’azione dell’uomo finora ha solo ottenuto svantaggi. E che ci interroga anch’esso, in modo pressante, sull’approccio più giusto e utile da riservare a luoghi che vanno preservati a tutti i costi. Dalla furia naturale del mare, certo. Ma soprattutto dalle azioni sbagliate e controproducenti degli uomini. Quelle che già sembra siano state compiute. E che magari è venuto il tempo di correggere…

 

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