Dopo la sciroccata, lo sconforto degli operatori balneari: “Ricostruire è buttare i soldi a mare”

IMG_1544IMG_1546IMG_1549Il giorno dopo la tempesta, sotto un timido sole, la SPIAGGIA DEI PESCATORI mostra tutti i segni della distruzione seminata dallo scirocco. I marosi qui hanno “spestato” con la massima forza e hanno ingoiato, per un lungo tratto, tutto l’arenile. Così, adesso il mare ha raggiunto la strada interna, che dovrebbe salvaguardare le tante abitazioni prospicienti quella che fino a IMG_1550pochi anni fa era una delle spiagge di maggior richiamo dell’isola. Quanto resta del lido è tutto lì, sul selciato, dove si è accumulato uno spesso strato di sabbia. E dove si spala con vigore, per riconquistare un po’ di normalità dopo giorni di ansia e di paura. Perchè chi si è rimasto tappato in casa per tutta la durata della tempesta, vedendosi le onde fino fuori alla porta e le condizioni in cui via via riducevano le strutture sulla spiaggia, ha passato momenti difficili. E notti insonni. E adesso che si fa la conta dei danni, la preoccupazione ha ottimi motivi per crescere. E colora a tinte fosche il futuro delle attività balneari, che in alcuni casi hanno ricevuto danni enormi dalla mareggiata. In aggiunta a quelli già subiti negli anni passati. Come dire: ‘ncopp u’ cuott acqua volluta.

IMG_1542IMG_1561L’avanzata del mare di parecchi metri e la scomparsa di ampi tratti dell’arenile hanno messo completamente a nudo il parallelepipedo di cemento della fognatura, che accompagna la spiaggia per tutta la sua lunghezza e che prima era inglobato nella sabbia. Adesso è alla mercè delle onde, che in vari punti hanno già spaccato o deformato l’involucro di cemento. E il violenti colpi di mare non hanno risparmiato nulla di ciò che hanno incontrato nel loro avvicinamento e contatto con la costa. Le strutture degli stabilimenti balneari hanno subito un colpo durissimo e non solo qua, ma lungo tutto il litorale ischitano esposto alla furia dello scirocco. I danni in alcuni casi sono ingentissimi, alcune strutture sono praticamente da ricostruire. E sono saltati tutti gli impianti di scarico e di depurazione, indispensabili per poter lavorare. E davanti a quello “sperpetuo” ci si interroga se valga la pena andare avanti e ricominciare daccapo un’altra volta.

IMG_1551IMG_1552Già nella tarda primavera, per colpa di un’altra sciroccata violentissima, tanti tratti costieri erano rimasti quasi sprovvisti di sabbia. E all’apertura della stagione balneare, che per molti era stata ritardata proprio dalla conseguenze di quell’evento, la spiaggia era ridotta all’osso, la striscia di sabbia sempre più stretta, in qualche caso troppo esigua per ospitare anche una sola fila di  ombrelloni. Era cominciato male il 2014 e, dopo quanto successo negli ultimi giorni, minaccia di finire peggio. “Per ripartire – dice FRANCO, uno degli operatori più colpiti – i costi sono altissimi, c’è da ricostruire lo stabilimento quasi da zero, con tutti gli impianti. La struttura è pericolante, ho puntellato alla meglio, ma è a rischio crollo. Ci vorrà qualche decina di migliaia di euro per rimettere tutto a posto, ma ne vale la pena? Già da qualche anno non c’è sabbia sufficiente neppure per consolidare la piattaforma e adesso che il mare arriva fino alla strada dove ci si va ad ancorare? Ma se anche consolido la struttura, siamo esposti allo scirocco e domani può capitare di nuovo e va all’aria tutto un’altra volta. Spendere qui ormai è come buttare i soldi a mare. Quest’attività non ha più prospettiva: la gente se non c’è sabbia non viene, lo spazio utilizzabile è sempre più ridotto e c’è anche la crisi che ha ridotto la clientela. Ma intanto le spese corrono e non si ci rientra se, oltre alla riduzione dei guadagni, devo mettere in conto ogni anno migliaia di euro per riparare i danni delle mareggiate, che non sono più eccezionali, ma si verificano di continuo. Che senso ha continuare in perdita? Sto pensando seriamente di togliere tutto e lasciare. Se non si fa qualcosa per proteggere il litorale, non ha senso andare avanti”.

IMG_1547IMG_1560LO SCORAGGIAMENTO E’ DIFFUSO, NON SI INTRAVEDE UNA PROSPETTIVA. E tutti sono consapevoli che non basta più qualche camion di sabbia e neppure un intervento di ripascimento “volante”, se non si eliminano le cause del disastro. Che non vanno cercate, almeno non direttamente, nel mare e nel vento, ma piuttosto nelle opere sbagliate fatte a mare negli anni passati, che hanno stravolto qui come altrove gli equilibri delicatissimi dell’ambiente e compromesso il gioco delle correnti, che garantiva un naturale ripascimento anno dopo anno. Sotto accusa, ancora una volta sono le scogliere che davanti alla Spiaggia dei Pescatori potenziano addirittura gli effetti devastanti dello scirocco. Mentre la scogliera di Punta Molino impedisce al ponente di portare la sabbia a terra e, dunque, di restituire ciò che lo scirocco toglie. Insomma, non c’è alcuna barriera per proteggere la costa dallo scirocco, ma ci sono quelle controproducenti che incredibilmente ne favoriscono la devastazione.

Errori che stanno distruggendo l’identità del litorale ischitano, che stanno mettendo in ginocchio un settore fondamentale della nostra economia turistica, che mettono a rischio la vivibilità delle abitazioni del  lungomare. E NESSUNO FA NULLA PER SANARLI, QUEGLI ERRORI GIGANTESCHI, NE’ PER IMPEDIRE CHE OGNI MAREGGIATA SI TRASFORMI IN UN DISASTRO. ANNUNCIATO.

 

 

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