La fa semplice, l’assessore regionale al Turismo. Pensa che basti sfruttare la vetrina di qualche fiera per rilanciare la Campania all’estero e propiziare l’incremento delle presenze straniere da cui dipende il rilancio dell’economia (non solo turistica) e del Pil della Regione. Una strategia vecchia come il cucco, già abbondantemente utilizzata dai suoi predecessori con risultati che definire deludenti è dire poco. Anche se, evidentemente, non sono stati finora sufficienti a suggerire una riflessione che portasse a correggere più di qualche dettaglio nella politica turistica dell’ente di Santa Lucia. Tanto per non perdere un altro anno e ritardare ulteriormente la ripartenza vera di un settore che ne ha bisogno come il pane. Da anni. E che, invece, è costretto a galleggiare sempre più a fatica nel mare procelloso della concorrenza internazionale, dove tutti gli altri sono presenti con l’equipaggiamento migliore e i supporti necessari a correre spediti verso i più vantaggiosi e ambiziosi traguardi.
Da Londra a Milano, e magari alla ITB di Berlino nel mese di marzo, l’assessore Sommese ha lanciato la sua offensiva promozionale a sostegno del “Viaggio in Campania, sulle orme del Grand Tour”, il progetto intorno al quale è stata predisposta la programmazione turistica regionale per il 2014. Con l’intento dichiarato di attirare in Campania i viaggiatori stranieri che negli ultimi anni hanno frequentato sempre meno la nostra regione. Nonostante i suoi molteplici e straordinari richiami ne facciano potenzialmente una meta imperdibile anche ai nostri giorni, com’era già nel Settecento.
Un progetto valido in sè, fondato intelligentemente sul binomio turismo-cultura che potrebbe essere il vero motore della ripresa e dello sviluppo economico della Campania come dell’intera Italia. Ed è molto positivo che questo messaggio passi anche per la nostra isola, dove la valorizzazione del notevole patrimonio culturale, in armonia con le altre risorse del territorio, può rappresentare la chiave di volta per la qualificazione della nostra offerta. Soprattutto all’estero, dove Ischia ha l’urgenza di riconquistare le quote di mercato perdute.
Il fatto è che la Regione anche stavolta ha messo in piedi un’operazione monca, perchè manca di presupposti essenziali per andare a buon fine, cioè portare in Campania più turisti stranieri. Sul perchè dovrebbero venire non ci sono dubbi, ma nessuno a Napoli sembra essersi posto il problema del come, che è invece determinante. E stupisce che a Sommese, come anche ai tecnici dell’assessorato, sia sfuggito il “dettaglio” del grave deficit che si riscontra in Campania nel sistema dei trasporti al servizio del turismo. Innanzitutto, a livello di trasporti aerei. Ciò che negli ultimi anni ha rappresentato un ostacolo gigantesco ad ogni tentativo di rilancio e di crescita. Lo scoglio contro il quale, all’origine, si sono infranti i migliori propositi e le più solide iniziative. E che potrebbe rivelarsi fatale anche per la pratica realizzazione del Grand Tour versione 2.0.
Da oltre cinque anni gli operatori turistici isolani impegnati all’estero segnalano la perdita di collegamenti aerei diretti e di voli charter tra Napoli e il resto d’Europa. L’emorragia di destinazioni e di posti aerei è stata costante e ha coinvolto tutti i Paesi del centro e nord Europa da cui arrivavano i flussi turistici più significativi, a cominciare dalla Germania, o nei quali ci sarebbero le maggiori possibilità di recupero per l’offerta turistica campana. Siamo arrivati al punto, da qualche stagione, che anche se si riuscisse ad attirare nuova clientela dall”Europa, magari sull’onda di campagne promozionali importanti (che comunque la Regione non fa) o di iniziative come questa del Grand Tour, ci sarebbero grosse difficoltà a farla arrivare nel nostro territorio. Ai livelli attuali di voli e posti aerei.
Perciò la strategia di rilancio internazionale promossa dall’assessorato regionale al Turismo rischia di restare un annuncio suggestivo, buono per fare bella figura alle conferenze stampa delle fiere, ma privo di una reale capacità di invertire il trend negativo delle presenze estere. Ben diverse sarebbero state le basi dello stesso progetto “Grand Tour” se, contestualmente, Sommese avesse annunciato anche il varo di incentivi mirati a far arrivare i turisti in Campania. Come sta facendo con successo la Puglia quest’anno e da qualche stagione la Sicilia, che hanno deciso di investire seriamente per attrarre turismo straniero. E invece di buttare i soldi, elargendo contributi ai tour operator che non hanno prodotto nulla, hanno ben pensato di coprire una parte del costo del viaggio aereo a vantaggio diretto dei viaggiatori, rendendo competitiva l’offerta rispetto alla concorrenza di destinazioni straniere. Che praticano da tempo con successo questa strategia, insieme ad una efficiente attività promozionale. Fanno, insomma, marketing, in modo proficuo, adeguato, coerente. L’esatto contrario di quanto fa la Campania.
Gli amministratori locali presenti alla conferenza stampa alla Bit o a Londra avrebbero potuto sollevare il problema con Sommese. Ma non l’hanno fatto neppure sommessamente. Lo faranno alla ITB di Berlino, magari per dare un senso alla loro presenza? Sarebbe auspicabile, meglio se decidessero di agire prima, direttamente a Napoli. Perchè, altrimenti, è inutile stare a blaterare di “Grand Tour”. Senza una base solida, sarà un altro (bel) progetto campato in aria. Un’altra occasione mancata…