E’ una frase che, soprattutto quando la pronunciano i politici, è il caso di preoccuparsi seriamente…”E’ tutto a posto”, ci fu detto anche qualche mese fa a proposito del depuratore bloccato. La rassicurazione, anche autorevole, riguardava l’azione della Regione, che era stata oggetto di dubbi e rilievi (ma va?) circa la mancata soluzione del problema dell’opera fantasma di Punta San Pietro. Secondo la versione rassicurante, l’ente di Santa Lucia aveva fatto fino in fondo la sua parte, concludendo la transazione con la ditta appaltatrice e garantendo i fondi per riprendere i lavori. Ci fu chi si rassicurò subito a quel mirabolante annuncio. La cui controprova non poteva essere altro che una pronta ripresa dei lavori. Anche perchè ci avevano sempre detto (pure…) che non appena fosse stato raggiunto l’accordo con l’impresa il cantiere avrebbe potuto riaprire anche il giorno dopo. Infatti…i lavori non sono mai ripresi, a San Pietro non si vede un’anima e l’area del cantiere è sempre più dominata dalla vegetazione selvaggia.
Abbiamo iniziato un altro anno, il quinto di nulla, e la vicenda del depuratore continua ad essere un’offesa al buon senso e all’intelligenza. Oltre che un’ipoteca pesantissima sul presente del nostro turismo e sul futuro complessivo della nostra isola. Quante bufale ci hanno propinato in questi anni, facendoci credere periodicamente che si stesse sempre ad un passo dalla svolta e che fosse questione di settimane, in qualche caso perfino di giorni, per la riattivazione del cantiere. Hanno giocato con la necessità di tutti di credere che quella brutta storia stesse per evolversi in positivo. E anche con i nostri soldi, visto che i milioni di cui tanto disinvoltamente si parla, non arrivano dalla luna, ma dalle tasche dei cittadini che pagano le tasse.
E di soldi ne sono già usciti parecchi dalle tasche dei contribuenti. Oltre a quelli spesi per le parte di opere realizzate, c’è stato il milione e mezzo di euro della transazione del 2010 con l’Associazione temporanea d’imprese vincitrice dell’appalto che avrebbe dovuto già allora garantire la ripartenza del cantiere. Mai avvenuta. Un precedente che non sembra aver insegnato molto, visto che per sbloccare (forse) l’opera abbandonata da qualche anno si parla di un’altra transazione, stavolta per ben 7 milioni di euro, sempre con la stessa Ati o con quanto ne è rimasto dall’attribuzione dell’appalto ad oggi. Sette milioni che, a questo punto, non sappiamo se siano stati effettivamente trasferiti alle ditte interessate o meno. Tra l’altro, quella somma corrisponde alla porzione non ancora spesa dei 17 milioni inizialmente assegnati per la realizzazione del depuratore. Per cui, se si facesse o si fosse già fatta la transazione, poi è da mettere in conto ai contribuenti una spesa aggiuntiva per altri milioni di euro, per arrivare al completamento dell’opera. Come dire, al danno di un blocco tanto prolungato, anche la beffa di doverlo pagare profumatamente. Un affare all’italiana, insomma!
Per adesso di sicuro c’è solo che il pasticciaccio del depuratore continua a prolungarsi nel tempo; che la Regione, anche attraverso la sua costola inconcludente ovvero l’Arcadis, non è venuta a capo di nulla in cinque anni; che la struttura milionaria già realizzata realizzata sta andando in malora; che la nostra isola continuerà, grazie all’incapacità dei governanti a tutti i livelli, a usare il mare come cloaca. altro che chiacchiere, rassicurazioni, annunci e bufale varie. Destinati a moltiplicarsi nel prossimo futuro, con le elezioni regionali alle porte. Quante altre ne dovremo sentire?! E intanto, sulla collina di San Pietro,erbacce e degrado crescono…