Il regresso inarrestabile della Salute Mentale negli anni del tandem Perrino-Ferraro

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Perrino con Ferraro

L’enorme corpaccione mostra segni forti e frequenti di malessere. Soprattutto nelle sue parti principali e ormai nettamente preponderanti, i cui guai si riflettono pesantemente e inevitabilmente sulle parti periferiche, in primo luogo Ischia e Procida, lasciate fuori da ogni scelta e condannate perlopiù a sottostare passivamente a decisioni estranee agli interessi e alle esigenze delle loro ignorate popolazioni. Il gigante malato è l’Asl Na2 N0rd. Lo dicono le tante inchieste giudiziarie che l’hanno investita negli ultimi anni, su appalti, scelte gestionali, nomine e, alla luce delle novità di oggi, anche presunte gravissime commistioni con la criminalità organizzata, che – purtroppo per noi – ha solide radici in tanta parte del territorio continentale aziendale. E lo segnalano anche i tanti esempi di cattiva gestione della cosa pubblica di cui ci è capitato e ci capita da cittadini di avere percezione o diretta contezza, a seconda dei casi. E che i vertici di Monteruscello hanno sempre difeso a spada tratta, con giustificazioni spesso incredibili, salvo dover poi prendere atto della sconfessione del loro operato decretata in sede giudiziaria.

Il fatto di oggi è l’arresto del dottor Gennaro Perrino, psichiatra e dirigente del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Na2 Nord, accusato di aver redatto falsi certificati medici, funzionali al riconoscimento dell’infermità mentale di uno dei capi del clan Mallardo di Giugliano. La magistratura continuerà a svolgere la sua preziosa e rassicurante opera di verifica a tutto campo, accertamento e repressione di eventuali reati. Dal nostro osservatorio isolano la figura del dirigente Asl va considerata in base a quanto ha prodotto concretamente e ufficialmente il suo operato. Che si era naturalmente concluso, per raggiunti limiti di età, l’estate scorsa, come egli stesso tenne a ricordarci in occasione della recente visita a Ischia per l’inaugurazione della nuova sede del Servizio di psicologia clinica. Ma non era andato in pensione, Perrino, che aveva chiesto di poter proseguire nell’incarico per un altro anno come volontario. Richiesta prontamente accolta dal manager Ferraro, nonostante i sindacati gli avessero inviato una lettera invitandolo a soprassedere, giacchè la formula dell’incarico dirigenziale “volontario” (di cui anche Ferraro ambiva ad usufruire, se il fattore anagrafico non glielo avesse impedito) sembrava del tutto inappropriata rispetto alle responsabilità tanto serie e importanti collegate alla funzione.

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Il clamoroso errore finale

Con l’avvento alla direzione generale di Ferraro, la “politica” aziendale della Salute Mentale aveva subito un cambiamento. Da catalogare come una netta involuzione nella disponibilità di servizi all’utenza, almeno dall’osservatorio isolano. Si era cominciato con la derubricazione dell’Unità operativa complessa della Salute Mentale di Ischia, ciò che le aveva garantito fino ad allora autonomia decisionale e organizzativa rispetto alla terraferma, ad Unità operativa semplice, dunque dipendente direttamente dal Dipartimento. Ciò che all’atto pratico aveva comportato come prima conseguenza la fine del servizio h24 e la sua esclusione dai festivi,con trasferimento dei pazienti in continente: una sottrazione pesante per un’isola dove le patologie psichiatriche contano una percentuale non trascurabile di pazienti. Un riassetto motivato con esigenze di “qualificazione” della risposta sanitaria e di risparmio dai vertici aziendali, secondo un copione che si sarebbe ripetuto in tutti i successivi interventi di riduzione dell’assistenza, psichiatrica e non, decretati da Ferraro e collaboratori.

D’altra parte, dello stesso tenore è stata la motivazione del cambio di sede del Centro di Salute Mentale e della Sir Villa Orizzonte. Peraltro, se il primo era sotto sfratto, nel secondo caso si è trattato di una decisione incomprensibile, specie alla luce dell’esito sconvolgente che ha prodotto nelle vite dei dieci ignari residenti. Che un ente pubblico, un’istituzione sanitaria abbia scelto per allocare propri fondamentali servizi all’utenza uno stabile abusivo, senza disporre delle autorizzazioni necessarie e finanche dell’abitabilità è una “leggerezza” intollerabile e ingiustificabile da parte di chi l’ha commessa, avallata, autorizzata. E questo pesa come un macigno sul giudizio sulla gestione di Perrino e Ferraro, che, ciascuno per le sue competenze, hanno firmato e finanche rivendicato con orgoglio questi atti.

Atti che continuano a produrre conseguenze. Pessime. E proprio a livello di qualità dei servizi. Oltre che economico, perchè i risparmi sbandierati si sono rivelati  illusori e inconsistenti. Un fallimento gestionale macroscopico, di cui in un paese civile chi ha ruoli di responsabilità dovrebbe rendere conto. E ci auguriamo che accada alla nostra latitudine. Anche per chi ha guidato la più grande azienda sanitaria della Campania. Con il silenzio assenso delle autorità regionali, che sono state pienamente corresponsabili – quanto meno con la loro passività e estraneità – dei guasti di Monteruscello.

 

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