Ha lasciato un segno profondo nella storia di Ischia, di cui fu appassionato cultore e studioso. Sacerdote e medico, soprattutto uomo di vasta e profonda cultura e dai molteplici interessi intellettuali, DON FRANCESCO DE SIANO è stato pienamente un figlio del Secolo dei Lumi, giacchè nacque a Lacco il 13 gennaio 1740.
Fin da giovane mostrò grande volontà di apprendere e la preparazione alla vita religiosa, che aveva deciso di abbracciare, gli consentì di studiare. Poi, una volta consacrato sacerdote, si dedicò agli studi di medicina, che gli consentirono in seguito di svolgere l’attività di medico condotto a Lacco. Un caso eccezionale, il suo, visto che furono necessari sia il permesso del papa che del re. Ma don Francesco così poté portare avanti entrambe le sue missioni, religiosa e professionale. Missioni che non gli impedirono di coltivare anche altri interessi, ispirati dalle particolarità straordinarie della sua isola, che soleva esplorare anche nelle zone più impervie. Quelle che risultavano essere le più affascinanti e rivelatrici nel suo percorso di conoscenza della natura e degli “strani” fenomeni che l’isola gli regalava di frequente.
La sua cortesia e disponibilità umana, unitamente alla sua ottima conoscenza di Ischia, fecero di don Francesco una guida preziosa per diversi viaggiatori stranieri. Tanto più che il medico-sacerdote, oltre ad avere un’ottima padronanza del greco e del latino, parlava correntemente il francese.
Rivelatore della personalità di don Francesco è un volumetto “REISE NACH DER INSEL ISCHIA, OHNWEIT NEAPEL” del 1787. In esso, il dottor HEINRICH MATTHIAS MARCARD, medico di Hannover, descrisse il suo breve soggiorno ischitano, svoltosi nel gennaio dell’anno precedente e segnato proprio dall’incontro con il collega isolano. A presentarglielo era stato il principe Zurlo, che risiedeva a Lacco, e che glielo aveva indicato come guida ideale, quale poi effettivamente si rivelò. Infatti, subito dopo il suo arrivo a Lacco, dove era andato ad alloggiare a pochi passi da Santa Restituta, presso la casa di una tale Maria detta la “riccia”, Marcard era stato accompagnato dal collega prete a visitare le sorgenti termali lacchesi, le stufe di San Lorenzo e la spiaggia di San Montano. Lì era venuto a sapere che di tanto in tanto riemergevano antiche tombe greche. Nel sito archeologico di Monte Vico, invece, don Francesco, che lo conosceva palmo a palmo, gli mostrò le rovine dell’antico insediamento greco. Il giorno dopo, la mattina presto, ripartirono con due muli alla volta di Ischia, per la visita al Castello. Lo straniero illustrò nel suo libricino l’intero percorso attraverso Casamicciola, l’arida zona dell’Arso fino al Borgo di Celsa, da dove salirono sulla rocca già in gran parte spopolata, di cui il prete spiegò tutti i trascorsi storici.
Due giorni dopo, fu la volta dell’escursione sull’Epomeo, raggiunto facendo un altro ampio giro della parte alta dell’isola. La sera, al ritorno a Lacco, Marcard fece visita a casa del suo ospite ischitano, nel casale Casapera, a Lacco di sopra, dove De Siano viveva con la madre, CATERINA PIRO. E lì il medico tedesco, che si apprestava a lasciare Ischia il mattino seguente, poté osservare la biblioteca del suo amico e anche una iscrizione greca dipinta sulla parete, che gli fu presentata come l’esatta riproduzione di quella che era scolpita su un masso in un punto quasi irraggiungibile sul Monte Vico. Si trattava della famosa iscrizione greca di Lacco, che ha rappresentato un vero e proprio rebus per insigni archeologi e filologi dall’Ottocento fino ad AMEDEO MAIURI, che le dedicò una monografia nel 1945.
Tra i primi a studiare l’iscrizione, quando era ancora visibile (fu distrutta nel secolo scorso), pur tra le molte difficoltà dovute alla collocazione, fu proprio De Siano, che più tardi la citò nel suo “BREVE COMMENTARIUM SUPER DUO VETUSTA MONUMENTA LAPIDARIA TERRA LACCI PITHECUSARUM INSULAE”. D’altronde, De Siano, come ebbe modo di mostrare anche al dottor Marcard, era da tempo impegnato a cercare tracce della storia più antica della sua isola. E tante ne aveva trovate nel suo paese, nei luoghi più familiari. Dalla spiaggia di San Montano a Monte Vico. Grazie ai reperti e ai resti che aveva individuato, don Francesco fu il primo a fare luce sul passato dell’isola e su Pithecusa. Un ruolo fondamentale che gli è stato riconosciuto anche da GIORGIO BUCHNER: “Il sito della città antica e della sua necropoli è stato è stato identificato già da Francesco De Siano, dotto locale della fine del ‘700, col promontorio di Monte Vico e con la sottostante Valle di San Montano, presso l’odierna cittadina di Lacco Ameno”.
Insomma, fino alla metà del secolo scorso, l’opera di De Siano era stata un punto di riferimento imprescindibile per chiunque volesse sapere qualcosa sull’archeologia dell’isola, ancora in gran parte ignota. Tutto tramandato, con molte altre notizie sui più vari argomenti, in “BREVI E SUCCINTE NOTIZIE DI STORIA NATURALE E CIVILE DELL’ISOLA D’ISCHIA, DEL DOTTOR FISICO D.F. DE SIANO, PER SCRIVERE DI GUIDA E COMODO AI VIAGGIATORI ED A QUEI CHE DEBBONO FARE USO DELLE ACQUE E FUMAROLE DI DETTA ISOLA”. La prima guida “turistica” dell’isola d’Ischia, scritta nel 1799, ma pubblicata per i rivolgimenti legati alla Repubblica Napoletana solo nel 1801.
Don Francesco morì a Lacco il 28 gennaio 1813 e fu seppellito nella chiesa del Ss. Rosario. Due secoli dopo la sua scomparsa, la sua resta una bella figura storica che merita di non essere consegnata all’oblio.