Ci sono situazioni che, una volta che si sono verificate, non sono così semplici da superare come sarebbe auspicabile. Ed errori che , una volta commessi, non si correggono con la bacchetta magica, motivo per il quale sarebbe stato meglio evitarli accuratamente all’origine. Come nel caso della chiusura degli Psaut, adottata sconsideratamente dall’amministrazione FERRARO, già poco tempo dopo il suo insediamento ai vertici dell’Asl. Una decisione che fin da quando si era cominciato a parlarne, aveva suscitato durissime reazioni e contestazioni di merito da parte di comitati di cittadini e amministratori locali, che avevano fatto presente subito l’incongruità di una scelta fuori da ogni logica e sostanzialmente inutile anche dal punto di vista della “spending review”, che era la motivazione addotta da Ferraro per giustificarla. Ragioni, quelle dei cittadini, riconosciute fondate dal Tar Campania e dal Consiglio di Stato, che hanno sconfessato la delibera aziendale e ordinato il ritorno allo status quo. Operazione che è partita, ma la cui concretizzazione non si presenta nè troppo agevole nè immediata. Come era peraltro prevedibile, quando si smantellano servizi che tanti anni e tanta fatica hanno richiesto per essere ottenuti e messi in condizione di funzionare.
E’ stato un paio di mesi fa, durante la prima fase del suo incarico temporaneo come commissario della Na2 Nord, che Agnese Iovino ha firmato il via libera al ripristino dei cinque Psaut aziendali aboliti da Ferraro, che la magistratura amministrativa ha dato ordine di riaprire. Ma più che di un’apertura, a distanza di anni dalla soppressione, si tratta di una vera e propria rifondazione. Perchè non resta più niente delle strutture precedenti, a livello logistico, di personale, di organizzazione. E questo vale anche per il presidio isolano, perfino con qualche difficoltà in più, legata come al solito al reclutamento di personale.
Allo stato attuale, a livello aziendale, si sta ancora procedendo – per tutti e cinque gli Psaut – ai sopralluoghi per INDIVIDUARE I LOCALI da destinare a quelli che si possono considerare dei “nuovi” servizi territoriali. Per quanto riguarda Ischia, ancora nessuna decisione è stata assunta sulla localizzazione del presidio e, anche se è possibile e forse probabile, non è comunque scontata la rilocalizzazione presso il “San Giovan Giuseppe” di via Mirabella. Che pure appare la soluzione più appropriata, ma bisogna vedere se sarà ritenuta ancora tale da chi dovrà decidere a Monteruscello.
Per Ischia, comunque, il problema più grande è quello del REPERIMENTO DI PERSONALE. Per i MEDICI, in effetti, bisognerà trasferire di nuovo al Psaut quelli già in servizio presso di esso che erano stati destinati al Pronto Soccorso del “Rizzoli”, dove svolgono attualmente la loro attività. Fermo restando che la loro integrazione nell’organico dell’ospedale è stata molto ritardata e non si può considerare un successo, aveva determinato però una piccola rivoluzione nell’organizzazione interna del nosocomio lacchese e adesso bisognerà fare marcia indietro su tutta la linea…
Inoltre, dallo Psaut al “Rizzoli” furono spostati 6 INFERMIERI, per sanare in parte la gravissima carenza dell’ospedale. Almeno, questa fu la versione dell’ex manager. Senonchè di quei 6, 4 hanno ottenuto nel frattempo il trasferimento in terraferma da dove provenivano (per cui, la scusa dei rinforzi non ha retto che per qualche mese) e sono rimasti solo i 2 isolani. Che, però, non sono più disponibili, perchè uno ha ottenuto un avanzamento e ormai non può più lasciare l’ospedale e un’altra è in gravidanza e per i prossimi mesi non potrà essere utilizzata nel nuovo presidio. Per il quale, a questo punto, vanno reclutati ex novo gli infermieri. C’è la graduatori degli extra-regione da cui si può attingere, ma farli venire a lavorare a Ischia non è questione che si risolva in un batter di ciglia.
Le previsioni più ottimistiche indicano in QUALCHE MESE ANCORA il tempo strettamente necessario per allestire il nuovo Psaut. Se tutto filerà liscio e non vi saranno intoppi. E se la questione sarà seguita e magari accelerata dal direttore generale, se sarà nominato tra qualche giorno. E in attesa che si sciolga questo rebus, a Monteruscello è tutto fermo.