Finora è l’unico intervento di ordinaria manutenzione avvistato in giro per Ischia. Qualche giorno fa, approfittando di un’altra bella giornata di sole, gli addetti del Comune hanno provveduto a ridipingere le strisce pedonali davanti alla scuola elementare di Cartaromana. Ben due attraversamenti rimessi a nuovo in una mattinata, ovviamente nel bel mezzo della mattinata, ma l’importante è che l’impresa da record sia stata portata a buon fine. Poteva essere l’inizio di un’operazione di maquillage della segnaletica orizzontale, quanto mai utile, considerate le pessime condizioni in cui si trovano le strisce pedonali e le altre strisce (tranne quelle blu che, caso strano, sono sempre tirate a lucide) sulle strade, ma invece si trattava solo di un lavoretto una tantum. La classica eccezione che conferma la regola della trascuratezza che a Ischia regna sovrana. E da un anno all’altro la solfa non cambia.
Eppure, di lavoretti da fare ce ne sarebbero parecchi, qua e là. Dal centro alla periferia, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tanto per rimanere alla segnaletica, avanzando un po’ di pittura bianca (hai visto mai…), perchè non si disegna di nuovo la linea e la parola “STOP” all’incrocio tra via Antonio Sogliuzzo e via Francesco Sogliuzzo, dove sarebbe necessario sia per la sicurezza dell’incrocio sia per l’incolumità dei pedoni, che nell’attraversare nell’unico punto che collega un tratto del marciapiede all’altro sono costantemente a rischio. Specie di sera, quando l’incrocio è anche piuttosto buio, a causa dell’impianto di illuminazione ridicolo della via dell’Excelsior.
In un paese dotato di un minimo di organizzazione, in questo periodo dell’anno si dovrebbero programmare i lavori di manutenzione e sistemazione da completare prima dell’inizio ufficiale della stagione turistica. Che poi è solo tra una quarantina di giorni, non tra un secolo. Cominciare dalle strisce, per poi passare alla pitturazione delle panchine, dei “gigli” arrugginiti e delle tante ringhiere degradate. Per poi magari occuparsi dei lampioni più disastrati, tanto per dargli una rabberciata se non si è in grado di sostituirli.
Ma questo avviene nei paesi organizzati, nelle località turistiche dove si ha cura del patrimonio pubblico anche come complemento dell’accoglienza, nei posti dove non si trascura l’estetica cittadina per una questione di elementare decoro. Purtroppo, il caso Ischia non corrisponde a nessuna di queste situazioni. Anzi, semmai sembra che la massima attenzione sia riservata a fare l’opposto. E anche questo 2015 non fa eccezione alla regola non scritta, ma seguitissima, dell’”ignora il degrado”. D’altra parte, quando non ci sono da fare opere inutili per spese milionarie, che gusto c’è?