La rivoluzione “green” dell’Isola Verde, una lunga serie di occasioni mancate e svolte fallite

delfinocomuneErano pochi mesi che il ministro dell’Ambiente aveva firmato il decreto istitutivo e l’Area Marina Protetta non aveva cominciato ancora a muovere i primi passi. Eppure, gli albergatori isolani decisero di farne il punto di forza della promozione turistica per quell’anno. E andarono ì alle Fiere, presentando ufficialmente il “Regno di Nettuno” e vantando le meraviglie del mare d’Ischia. Esaurita la capacità attrattiva dei “soliti” mare sole e terme, si puntava su aspetti dell’isola specifici e ancora poco conosciuti, in grado di rinnovare, differenziare, connotare l’offerta turistica. E in effetti la mossa suscitò notevole attenzione sia a Milano che soprattutto a Berlino, tra un pubblico sempre più attento alle questioni ambientali. Peccato che a Ischia, a parte quel primo tentativo, poco o nulla si sia fatto in concreto per caratterizzare in modo “green” l’Isola Verde, al di là dell’immenso patrimonio donato da Madre Natura e di cui la sconsideratezza umana negli ultimi decenni ha abbondantemente abusato.

Dopo quel primo e unico exploit internazionale, il “REGNO DI NETTUNO” non ha mai potuto svolgere la funzione di attrattore che avrebbe potuto e dovuto. Le vicende che ne hanno determinato la progressiva involuzione e l’attuale paralisi, hanno impedito che potesse rappresentare l’auspicata svolta nella fruizione e valorizzazione della risorsa mare. Certo, è cresciuta l’attività dei diving, è più conosciuta la straordinaria realtà del canyon di Cuma habitat dei cetacei, si sta avviando la valorizzazione anche naturalistica del sito di Aenaria, ma si tratta di situazioni che sono figlie dell’impegno di associazioni e gruppi di appassionati. L’AMP si è limitata a garantire un avallo amministrativo, ma non è stata protagonista nè stimolo dei cambiamenti. Come non è riuscita a produrre iniziative capaci di coinvolgere gli isolani e i turisti in una più consapevole e sostenibile fruizione del mare e delle zone costiere. E d’altra parte, chi sbarca a Ischia non trova segnali visibili dell’esistenza di un’Area Marina Protetta e spesso riparte senza averne neppure sentito parlare, tanto meno avendo avuto diretta percezione del valore aggiunto che essa dovrebbe rappresentare sul territorio.

IMG_1969L’isola, del resto, continua ad essere resa molto vulnerabile dalla mancanza di DEPURAZIONE, che resta un’enorme ipoteca sul suo sviluppo sostenibile. Una vergogna da nascondere per quanto è possibile, date le condizioni spesso non ottimali, soprattutto in piena estate, di alcuni tratti di mare “strategici” antistanti le spiagge più frequentate. E con il rischio costante che sia sufficiente anche solo una “bufala” estiva (non parliamo neppure di analisi dell’acqua di mare negative) per sollevare un putiferio mediatico ed esporre l’isola a conseguenze pesantissime per la sua economia turistica.

Altra questione irrisolta, che continua ad essere in cima alla lista delle lagnanze degli ospiti forestieri, è  il TRAFFICO CAOTICO che attanaglia l’isola da un versante all’altro. Un problema che s’incancrenisce, per la mancanza di una classe politica interessata ad affrontarlo, figuriamoci a venirne a capo. Su questo fronte, anzi, la larga schiera di amministratori ha collezionato finora fallimenti in serie. E le polemiche costanti sulle poche e malgestite ztl ne sono una conferma. Come la mancata implementazione di una mobilità alternativa, mentre ancor prima della crisi Eav i Comuni hanno fatto poco o nulla, quando non hanno addirittura remato contro il trasporto pubblico. “Peccati” che non possono essere sanati con qualche corsa ciclistica e qualche mattinata o pomeriggio “ecologici” nell’arco dell’anno.

IMG_1109IMG_1533E poi ci sono le PINETE STORICHE di cui i Comuni di Ischia, Barano e Casamicciola si prendono cura solo quando arrivano finanziamenti extra per finanziare opere destinate ad andare presto in malora e interventi resi effimeri dalla loro stessa eccezionalità. Un abbandono che caratterizza anche la parte di territorio non urbanizzata – boschi, aree verdi, terreni agricoli – ben lungi dall’essere valorizzata in un’ottica di fruizione ecocompatibile, che rappresenterebbe la vera svolta anche per la riqualificazione del turismo.

Neppure un piccolo passo verso un’isola “green” come il bando dei DETERSIVI e dei prodotti non biodegradabili è divenuto realtà. Le delibere approvate dai sei Comuni sono rimaste lettera morta. Tanto che quei prodotti si trovano a fatica, solo in alcuni supermercati e di solito sui piani più alti e meno alla portata degli scaffali…

E così Ischia non ha mai neppure iniziato la sua rivoluzione “verde”. Quella che le farebbe fare un salto netto di qualità a livello internazionale, per vivibilità e qualità dell’offerta turistica. Quella che potrebbe farla uscire dalla crisi in cui è piombata dai primi anni Duemila e da cui non riesce a liberarsi. Quella che potrebbe offrire nuove opportunità sul territorio ai giovani, costretti a guardare sempre più oltre il mare per crearsi un futuro. Tante occasioni trascurate per l’Isola Verde. Che proprio nella sua dimensione “green” resta una grande incompiuta.

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