Altri lavori nei reparti, il “Rizzoli” è un cantiere permanente e i disagi si moltiplicano

IMG_1450Non è passato poi molto tempo da quando, erano i primi anni Duemila, l’ospedale di Lacco Ameno, dove non si era più mosso un mattone dall’inaugurazione del 1962, fu sottoposto ad una completa, radicale ristrutturazione. Non fu un periodo breve nè facile, perchè il contemporaneo svolgimento della normale attività assistenziale provocò problemi e disagi, ma era un sacrificio irrinunciabile per avere una struttura moderna e finalmente adeguata alle esigenze dell’isola per altri quarant’anni. Si credeva…anche perchè l’accoppiata ristrutturazione-ampliamento dava le più ampie garanzie. Ma poi l’ampliamento non si fece e la sola ristrutturazione non è stata (e non poteva esserlo) in grado di assicurare il risultato atteso. E anche i lavori non si sono dimostrati a posteriori all’altezza nè delle aspettative nè delle necessità. E così da qualche anno non c’è pace in via Fundera. Dove si susseguono ininterrottamente lavori e lavoretti da un piano all’altro per cercare di migliorare la funzionalità degli spazi disponibili. Con soluzioni, peraltro, non sempre soddisfacenti nè risolutive. Ma ogni volta con pesanti riflessi sulla quotidianità del nosocomio. CHE ORMAI E’ UN CANTIERE PERMANENTE.

Al “Rizzoli” si vive costantemente assediati dalla polvere. A produrla in quantità sono ancora i lavori alla “maternità” come viene comunemente chiamata, che stanno mettendo a dura prova la pazienza dei pazienti, oltre che quella degli operatori, che subiscono la situazione da mesi. E dire che secondo il cronoprogramma iniziale l’intervento in Ostetricia-Ginecologia si sarebbe dovuto concludere entro settembre. Quello dell’anno scorso. E invece arrivati alla fine di febbraio, l’opera è stata realizzata solo in parte e si continua quindi a lavorare di fianco alle stanze utilizzate dalle degenti, in compagnia dei rumori del cantiere per buona parte della giornata. Che non è la compagnia ideale quando si sta in un ospedale. E con la onnipresenza della polvere, che esce e si posa da tutte le parti, invadente, fastidiosa e pericolosa. E invincibile, pronta a ripresentarsi subito dopo la conclusione delle pulizie mattutine e a restare in giro per tutta la giornata, resistendo anche ad eventuali ripassi dei pulitori, che ben poco possono contro quella presenza continuamente alimentata.

Il viavai degli operai è continuo. Dentro il reparto, da un piano all’altro, per le scale e con l’ascensore. Con i panni da lavoro e i materiali, sacchetti di “sfraucatura” compresi. Una situazione pesante, per chi in una condizione già di fragilità e sofferenza si trova a subirla. E che lo diventa tanto di più con il prolungarsi dell’opera, che sta superando ormai tutti i record della già proverbiale lentezza dei lavori realizzati al “Rizzoli”.

E come se già non bastasse, in questi giorni si è in piena lavorazione in tutto l’ospedale. Già, perchè si stanno installando NUOVI IMPIANTI E COLLEGAMENTI pare per Internet e gli operai debbono lavorare nei corridoi e IN TUTTE LE STANZE, comprese quelle di degenza. E non si tratta di un lavoretto in velocità e senza fastidi, visto che per far passare tubi e fili vanno smontati i pannelli dei controsoffitti, poi si debbono bucare le pareti con il trapano e così altra polvere e rumori sono assicurati. Interferenze pesanti con la realtà dei pazienti, che non sono in ospedale per una vacanza, e anche con l’attività degli operatori. Che già lavorano in condizioni non proprio ottimali. Basti pensare che già le camerate sono al massimo della loro capienza per la necessità dei posti letto. E perdipiù in Medicina da settimane si registra un notevole numero di BARELLE IN CORRIDOIO per accogliere i pazienti in mancanza di letti liberi. Una costante ormai, che non fa quasi più notizia e che in inverno è legata spesso alla recrudescenza dell’influenza e delle complicanze collegate.

Sembra, da qualche mese, di essere tornati indietro di anni, al “Rizzoli”. A quel periodo buio della ristrutturazione che avrebbe dovuto sistemare l’ospedale ischitano per qualche decennio. E, invece, il cantiere alla Fundera è sempre aperto. E procede a morsi e bocconi, sforando tutte le scadenze e le previsioni. Come dire: per ogni passo avanti, almeno due indietro…

 

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