E’ davvero stupefacente lo stupore con cui continuano ad essere accolti i dissesti del territorio isolano. Stupefacente perchè in molti casi, sicuramente la maggioranza, si tratta di fenomeni largamente prevedibili e quasi sempre annunciati. Ma puntualmente sottovalutati, anzi ignorati da chi dovrebbe, quanto meno, farsi carico di qualche iniziativa volta a prevenire l’evoluzione di situazioni a rischio in disastri veri e propri. Una sottovalutazione tanto più inconcepibile alla luce dei cambiamenti climatici che ormai sono diventati una realtà e che fungono da acceleratore delle peraltro ben conosciute dinamiche connaturate al nostro territorio. Ma tant’è, si persevera nel non (voler) vedere anche i segnali più evidenti, salvo poi mostrare sorpresa davanti all’inevitabile conclusione di una storia già scritta.
Esemplare è la storia della frana di oggi, che ha bloccato la parte alta di via Giovan Battista Vico. Un evento largamente annunciato, bastava osservare le condizioni in cui si presentavano da mesi i terrapieni sovrastanti la sede stradale, in vari punti, oltre quello che oggi è franato, mettendo fuori gioco una delle arterie di collegamento più importanti di Ischia. E per fortuna senza conseguenze sui veicoli di passaggio e sulle persone, considerato che si tratta di una strada, appunto, sempre molto trafficata. Dove già alcuni tratti dei marciapiedi erano ai limiti della praticabilità, perchè ingombrati da terriccio proveniente in tutta evidenza da piccoli smottamenti dei terreni confinanti e sovrastanti.
I muraglioni che costeggiano la strada, infatti, non garantiscono ovunque la messa in sicurezza della carreggiata. Specie con i fenomeni climatici estremi che si susseguono con sempre maggiore frequenza. In alcuni punti le stesse “parracine” di contenimento appaiono piuttosto malridotte e andrebbero rinforzate e manutenute con cura. Per non parlare dei terrapieni sostenuti solo dalle radici delle canne, che pure sono molto utili nell’imbrigliare il terreno, ma che andrebbero anch’esse curate, mentre non lo sono affatto, tanto che in vari punti le canne abbattute ostruiscono anche il passaggio sui marciapiedi. E d’altra parte ampie porzioni dei terreni che costeggiano la strada appaiono in totale abbandono e senza alcuna garanzia di protezione proprio da possibili smottamenti sulla sede stradale.
Ora, è vero che si tratta di terreni privati, ma se i pubblici amministratori fossero meno distratti e girassero il paese (perchè non governano Roma, New York o Londra) guardandosi intorno con un minimo di attenzione, sarebbero anche pronti ad assumere dei provvedimenti per stimolare interventi di messa in sicurezza, manutenzione e cura delle proprietà a rischio, che incombono sulla pubblica via. E invece nessuno ci fa caso, nessuno vede e – soprattutto – nessuno provvede. Così ci stupiamo ogni volta. Di ciò che si sarebbe potuto prevedere. E prevenire.