Hanno partecipato anche numerose donne, stamattina, al primo appuntamento di marzo per la raccolta di sangue organizzato dalla Fidas-Advs isolana. Un modo diverso di festeggiare l’8 marzo, anche per l’idea di proporre letture di donne durante i prelievi, dedicandosi ad un atto di solidarietà prezioso, che sulla nostra isola coinvolge tante persone, uomini e donne, di ogni età. Anche coppie, gruppi di amici, famiglie intere, come si è visto anche in questa giornata. Che si è conclusa con 43 donazioni, un buon risultato considerato che in Campania persiste da diversi mesi l’insufficienza di sangue di alcuni gruppi, peraltro tra i più comuni. Una situazione generale che rende ancora più rimarchevole la qualità, oltre che la quantità, del contributo che l’isola dà alla buona causa della donazione di sangue.
E comincia a dare frutti lo sforzo che la Fidas-Advs sta compiendo per arrivare ad organizzare direttamente tutte le fasi della raccolta, sempre in stretta collaborazione con la Banca del sangue del “Cardarelli”, ma superando la dipendenza dall’ospedale che l’anno passato si rivelò in varie occasioni come una vera camicia di Nesso, fino a mettere a rischio la sopravvivenza stessa del servizio sull’isola. Un primo, fondamentale segnale di rinnovamento arriva dall’attuale èquipe medico-infermieristica, che segue ed esegue materialmente le donazioni non come un mero obbligo lavorativo, ma come una scelta consapevole e convinta, sorretta da grande entusiasmo e forti motivazioni, che garantiscono uno svolgimento preciso, puntuale, perfettamente organizzato di tutti i prelievi.
All’azione dei sanitari, si aggiunge la mobilitazione appassionata dei volontari dell’associazione – membri storici e giovani innesti – che prestano tempo e impegno in un progetto che va ben al di là degli incontri quindicinali, momento finale di una campagna sempre più ampia di informazione e sensibilizzazione sul territorio. Che si punta a rafforzare ulteriormente nel corso dell’anno, per avvicinare alla donazione altre persone, soprattutto giovani. Senza trascurare la presenza attiva e il supporto che l’associazione assicura costantemente agli isolani ricoverati presso ospedali e strutture della terraferma, dove continuano ad essere di stretta attualità le richieste (indecenti) ai malati e ai loro familiari di “portarsi da casa” donatori per accedere a interventi chirurgici o ad altre prestazioni che richiedano trasfusioni o l’uso di emoderivati.
E anche vedendolo stamattina all’opera, in perfetta e consolidata sintonia nel prendersi cura dall’arrivo all’uscita di tutti i donatori, il gruppo Fidas dà il senso di un impegno volontario vissuto con profonda dedizione e con la volontà di raggiungere, insieme ai volontari, livelli sempre più alti sia sul fronte della quantità e qualità della donazione sia su quello della partecipazione dell’isola alla raccolta sangue, per garantire la disponibilità e la sicurezza del liquido vitale. Che la Campania l’anno scorso ha ripreso ad importare, dopo diversi anni di autosufficienza.
Un contesto che procede all’indietro, rispetto al quale il microcosmo isolano si presenta in netta controtendenza. Un bell’esempio di civiltà e di sensibilità sociale che spicca e conforta. Tanto più tra i sempre più numerosi aspetti poco rassicuranti della nostra realtà collettiva quotidiana, sanità compresa.