Si trovano sparse ovunque, in grandissima quantità. Nelle strade, dove però vengono raccolte e, anche se antiestetiche, procurano perciò il danno minore. Ma, molto più subdolamente, nelle pinete, nei parchi e nelle aree verdi. E poi sulle spiagge, ficcate a centinaia nella sabbia con cui poi giocano i bambini. E invisibili, a centinaia, migliaia, direttamente a mare. Dove impiegheranno ognuna dieci anni per dissolversi, non senza aver rilasciato nel frattempo le 4 mila sostanze tossiche, catrame compreso, da cui sono composte. Come le sigarette sono nocive per la salute, così quel che ne resta dopo una piacevole (per chi l’apprezza) fumata è altamente nocivo per l’ambiente. Anche se non c’è nessuna scritta che lo ricordi sui pacchetti. E se la maggior parte dei fumatori, una volta superato il condizionamento psicologico dei danni alla sua salute, non si pone minimamente il problema degli effetti negativi che le sue cicche procureranno nella casa comune, terra o mare che sia.
Il gesto è quasi meccanico, usuale. Fumarsi una sigaretta prima di salire a bordo, dove il fumo è ovviamente vietato. All’aperto, senza dare fastidio a nessuno, in santa pace, liberi dai divieti sempre più limitanti: dov’è il problema? Il problema è in quel residuo di cui ci si libera in fretta, prima di imbarcarsi, al volo. Un lancio direttamente in mare. Oppure la cicca viene delicatamente lasciata cadere a terra…o meglio, sul pontile. Dove però non si ferma neanche un istante, perchè attraverso le fessure della struttura finisce subito in acqua. Una soluzione ideale: le cicche scompaiono, non sporcano, non si vedono. Non c’è bisogno neppure di prendersi il fastidio di calpestarle per spegnerle, tanto ci pensa l’acqua…In fondo, che potrà mai provocare quel piccolo residuo? Proviamo a immaginare quante cicche fanno quella fine ogni giorno, a calcolare quante ne affidiamo al mare solo in corrispondenza dei pochi metri quadri del solo pontile degli aliscafi, dove transitano migliaia di persone ogni anno. E alla fine i numeri non saranno affatto minimi e quei piccoli residui si materializzeranno in una massa di rifiuti tossici tutt’altro che trascurabile.
Così, quel gesto semplice e meccanico, compiuto quasi inconsapevolmente da tanti, finisce per dare un altro colpo alla salute del mare. Domenica chi ha seguito la puntata di “Presa Diretta” ha visto quali disastri la plastica stia provocando nei mari del mondo, anche in quelli che consideriamo dei paradisi tropicali. E ha potuto farsi un’idea di come la plastica sia entrata pericolosamente anche nella catena alimentare e minacci seriamente la nostra salute. A vederla, una bottiglia di plastica non sembra tanto pericolosa e chi ci pensa ( o chi lo sa) che ci vogliono 5mila anni perchè la natura riesca a smaltirla! E invece se ognuno ci pensasse, le tonnellate non si formerebbero e il mare, e di conseguenza la salute di noi tutti, ne trarrebbe giovamento.
Lo stesso discorso vale per le cicche buttate qua e là, con non chalance. Si potrebbe almeno essere attenti nelle pinete, nel verde, sulle spiagge e a mare? Si potrebbe riflettere un attimo prima di fare quei lanci prima di imbarcarsi o di gettare le cicche meccanicamente sul pontile? Sì che si potrebbe. E per agevolare l’educazione e i comportamenti dei singoli, si potrebbe sistemare almeno sul pontile degli aliscafi qualche cestino apposito. A qualcosa servirebbe. Chi può provvedere a questa “grande opera” senza far passare secoli possibilmente?
contiene circa 4mila sostanze tossiche e ha un tempo complessivo di degradazione attorno ai 10 anni.