Dopo due settimane, ieri sono tornata a farmi una passeggiata nel parco Nenzi-Bozzi, dietro una coppia di turisti che, da come si guardava intorno,dava l’impressione di visitarlo per la prima volta. E’ stata proprio la loro presenza ad attirarmi, curiosa di vedere cosa avrebbero trovato. In sostanza, timorosa che s’imbattessero nelle stesse scene di (stra)ordinario squallore che mi si erano parate dinnanzi il marzo scorso, ma anche speranzosa che nel frattempo qualcosa fosse cambiata, ovviamente in meglio. E per fortuna, è andata bene, giacchè qualcosa si è fatto, per rendere più presentabile l’oasi verde alle spalle della Piazzetta, che era ridotta in ogni angolo ad un letamaio.
Il cambiamento più evidente riguarda gli spazi verdi più vicini all’entrata e lungo il viale principale. Si è provveduto alla potatura delle palme (escluse quelle alte) e degli altri arbusti e al taglio delle erbe rampicanti che si stavano letteralmente mangiando i bei palmizi della villa. Insomma, sono stati effettuati quei minimi lavori di manutenzione ordinaria che erano diventati improcrastinabili sia per la salute delle piante che per il decoro del giardino. Anche se le potature non sono state (come al solito) rimosse e i rami tagliati sono ancora buttati qua e là anche lungo il viale principale. E anche se le parti meno in vista non hanno usufruito degli stessi interventi di ripulitura e sistemazione. Come la piccola selva che impedisce perfino l’accesso alla rotonda sopraelevata.
Altra nota positiva, riguarda la bella anfora di terracotta che stava buttata in mezzo all’aiola di alto alla piazzola centrale. Almeno si è provveduto a raddrizzarla e ancorarla a terra, in sicurezza. Così, un altro segnale di abbandono è stato eliminato. E sono stati anche rimossi i cumuli di materiali di risulta lasciati dietro uno dei cancelli su via Ferrante d’Avalos. Ma non c’è una piantina da fiore, neppure i ciclamini che dilagano ovunque. Per fortuna, la natura provvede da sola…
In compenso, sono rimasti “sgarrupati” i sedili, ma non ci sono più i chiodi arrugginiti appesi, e pure questo è un progresso, almeno per l’incolumità di chi volesse sedersi. Ciò che non hanno fatto i due forestieri che mi precedevano, che però, limitandosi ad esplorare solo il vialone centrale, non hanno potuto notare i punti più critici. E, soprattutto, non si sono spinti – o meglio, non ne hanno avuto fortunatamente bisogno – fino ai bagni. Anzi, alle latrine, perchè solo questo può essere il termine adatto, comunque un eufemismo. Là non è cambiato nulla: impresentabili, sporchissimi, indecenti erano e tali i tre w.c. sono rimasti. Pare che anche nei mesi scorsi gli addetti di Ischiambiente avessero tentato almeno di chiuderli, per impedire ai vandali che li hanno ridotti come stanno di continuare la loro opera distruttiva. Ma la chiusura non è durata, i lucchetti non sono serviti e i bagni sono di nuovo alla mercè dei barbari, che li hanno trasformati in piccole bombe ecologiche. Forse, bisogna pensare di mettere delle porte di ferro e di chiuderli, visto che comunque nelle condizioni in cui si trovano, non possono essere normalmente utilizzati. Prima che gli incivili li distruggano completamente e che qualche turista veda quello scandalo e magari lo fotografi pure, per fare una pubblicità super al parco pubblico più centrale, nel salotto buono della Città d’Ischia. Mettiamoci una “pezza”, prima che sia troppo tardi!