Chissà se se ne sono ricordati, i Sindaci, quando si sono trovati davanti all’assessore regionale Vetrella, per discutere del prossimo piano orari dei collegamenti marittimi nel golfo. Sono più di due anni che sono al corrente dell’insostenibilità dei disagi procurati dall’anticipazione del traghetto da Pozzuoli della mattina presto, di cui non possono più servirsi gli infermieri del “Rizzoli” che non risiedono sull’isola. Con riflessi pesanti sull’organizzazione del lavoro nell’ospedale isolano, dove sono saltati equilibri consolidati e si è fatta più complicata l’armonizzazione tra le esigenze del personale residente e di quello pendolare. E a questo quadro già difficile si aggiungono i disservizi imprevisti, peraltro sempre più frequenti, che trasformano ormai in un’avventura ogni viaggio via mare verso e dall’isola. Che si conferma sede di lavoro disagiata, pur non essendo riconosciuta ufficialmente come tale, e dunque da evitare in ogni modo.
Anche ieri pomeriggio la mancata partenza del traghetto dal porto flegreo delle 15 e la lunga attesa fino alla corsa successiva, avvenuta più di un’ora dopo, ha fatto saltare tutte le compatibilità dei lavoratori del “Rizzoli”, che avrebbero dovuto raggiungere l’isola in tempo per entrare in servizio alle 16 e ovviamente non ce l’hanno fatta. Il ritardo di ieri, purtroppo un caso non raro, si aggiunge a quelli che i pendolari stanno collezionando da oltre due anni, regolarmente, ogni mattina. Perchè nessuno degli operatori sanitari che arrivano dal continente rispetta più l’orario di inizio del turno della mattina, alle 8 precise. Prima, quando il traghetto salpava alle 6.35 da Pozzuoli, tutti erano in grado di prendere servizio all’ora stabilita, garantendo uno “smonto” puntuale ai colleghi al lavoro dal pomeriggio precedente. E’ stato sufficiente che la compagnia di navigazione decidesse di anticipare seppur di pochi minuti quella corsa, con il beneplacito della Regione che ai problemi reali degli isolani fa sempre orecchi da mercante, per far saltare tutte le possibili coincidenze con la Cumana e con altre linee di trasporto terrestri, impedendo così ai lavoratori provenienti dalla provincia di Napoli di utilizzare quel traghetto per venire a Ischia prima delle 8. Da allora, in pendolari sono costretti a prendere il mezzo delle 8 passate, per cui fanno il loro ingresso in ospedale ben oltre l’orario stabilito, sforando ampiamente oltre l’ora.
Le conseguenze di questo disguido permanente sono pesanti, in ospedale. Dove sono state rivoluzionate tutte le attività del mattino, dal giro visite nei reparti alla somministrazione delle terapie: un duro colpo per l’andamento quotidiano di un luogo di lavoro particolare come un ospedale. Per non parlare del sacrificio richiesto a coloro che fanno il lunghissimo turno di pomeriggio-notte, che debbono restare ad aspettare i colleghi del turno mattutino, allungando oltre il tollerabile il loro orario di lavoro. Che passa dalle già defatiganti 16 ore di fila alle 18 attuali! Una situazione insostenibile, che finora ha lasciato del tutto indifferenti e – peggio – passivi i Sindaci isolani, nonostante la raffica di sollecitazioni, richieste e perfino una lettera del direttore generale dell’Asl, che è già di per sè un fatto eccezionale. Ma nulla aveva smosso i Sindaci. Sarà accaduto nel recente colloquio con Vetrella? O, in caso non se ne fossero ricordati, i nostri rappresentanti lo faranno al prossimo giro, visto che il confronto sul piano orari non dovrebbe essere ancora concluso?
Magari i pendolari della sanità non sono numerosi come quelli della scuola, ma le loro esigenze non sono secondarie nè tampoco marginali. Come sono state trattate fino adesso. Perchè i disagi, i disguidi e i ritardi in serie dei pendolari della sanità indotti da un’organizzazione dei trasporti marittimi inadeguata e non calibrata sulle effettive necessità dell’isola, si trasferiscono pari pari sull’efficienza e la funzionalità dell’ospedale, a discapito di chi ci lavora (a cominciare dagli ischitani che debbono tamponare le falle) e soprattutto dei pazienti che vi sono assistiti. Cosa aspettano i Sindaci a pretendere dalla Regione collegamenti marittimi che non mandino in tilt l’ospedale?