E’ una delle meraviglie dell’isola. Per le sue caratteristiche naturali, per il valore della sua storia, per i tanti attrattori che può vantare nel circondario. E che, tuttavia, per le condizioni in cui perlopiù versano, non è il caso di esibire e di far conoscere, se non si vuole allungare la lista delle brutte figure che già facciamo con i turisti che si avventurano alla sua scoperta. Il porto d’Ischia, unanimemente riconosciuto come uno dei più belli del Mediterraneo, soffre da anni – anzi ormai da decenni - le conseguenze di aggressioni, manomissioni, trascuratezza e degrado. Ferite profonde, che stanno minando la sua bellezza, da una riva all’altra, e che rappresentano un’ipoteca pesante sul suo futuro. E su quello dell’isola tutta, che assiste impotente e passiva alla dilapidazione di un patrimonio unico e irripetibile, che rischia di andare in malora per sempre. Di questo paradosso isolano si è parlato sabato, a pochi passi dal bacino portuale, nella sede dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, gruppo di Ischia. Che ha ospitato una conferenza (la prima di un ciclo di tre) su “SALVARE PORTO D’ISCHIA”, tenuta da LUCIANO VENIA.
Introdotta dal presidente del sodalizio, GIORGIO BRANDI, l’ampia e articolata relazione proposta da Venia ha toccato i tanti punti di forza dell’area circostante il porto, “un immenso museo naturale”, come l’ha definito l’autore. Punti di forza che, appunto, negli ultimi anni si sono trasformati in altrettanti punti di debolezza. L’excursus è partito da uno dei punti più caratteristici della zona, la bocca vecchia, ovvero il canale che ancor prima della trasformazione in porto nel 1854, collegava il lago vulcanico al mare. Ancora negli anni ’50 e ’60 la bocca vecchia, sormontata da un caratteristico ponticello, era inondata d’acqua e svolgeva ancora la sua funzione di collegamento con il mare. In corrispondenza della deliziosa spiaggetta di Zì Maddia, che era il lido estivo degli abitanti della zona. Tanti i ricordi, anche di chi ha partecipato all’incontro. Che devono fare ora i conti con una realtà completamente diversa. Fatta di degrado e di brutture. Con il canale completamente prosciugato - “sotto il quale passano i cavi dell’alta tensione”, ha sottolineato il relatore – che è diventato una discarica, che si può “ammirare” dal ponte in tutto il suo squallore. Che coinvolge anche il percorso che conduce a quel poco che resta della spiaggetta, quasi completamente annullata e in parte occupata da privati. “Il canale demaniale va bonificato, vanno accertati eventuali abusi, va valorizzato, ridandogli l’aspetto originario e riportando anche l’acqua”, è stata la proposta di Venia. Per il quale proprio il recupero di quell’area potrebbe essere volano turistico dell’intera Riva Sinistra.
Dalla bocca vecchia al Tondo di Marc’Aurelio, di cui è stato ricordato il valore storico, stigmatizzando lo stato attuale che mette a rischio l’esistenza stessa di quel che resta dell’antico isolotto all’interno del lago. E che dire della vergogna dei pontili “sgarrupati” e delle biglietterie degli aliscafi, spostate “temporaneamente” sulla banchina davanti alla statua del Redentore, “che è stato messo agli arresti e ora va liberato”?E magari restaurato, viste le sue condizioni precarie. Senza dimenticare che la chiesa di Portosalvo è stata privata della visuale del porto, che si godeva dal suo interno.
C’è poi, sull’estremità dell’altra riva del porto borbonico la situazione della collina di san Pietro, bloccata dal cantiere infinito del depuratore, che avrebbe anch’essa delle grosse potenzialità dal punto di vista della valorizzazione dell’area portuale e dintorni, per la sua posizione e la sua storia. Che ha rivelato, proprio durante lo scavo per il depuratore, la presenza di un tempio pithecusano del VI secolo a.C. con abbondanza di reperti archeologici. Un percorso tra bellezze sfregiate concluso idealmente nel limite territoriale di Villa Bagni, ovvero la piazzetta San Girolamo, trasformata di recente e privata dei suoi elementi più caratteristici.
Oltre alla soluzione, alla radice, dei numerosi casi di degrado passati in rassegna, il relatore ha suggerito la possibilità di cominciare a segnalare, con una cartellonistica appropriata, i siti salienti della zona di Porto d’Ischia. Un primo passo su una strada di bonifica, recupero e rilancio su cui non hanno mancato di far sentire le loro voci critiche, amareggiate e appassionate diversi partecipanti all’incontro. Persone che sul porto sono nate e cresciute e che lo hanno visto, con sgomento e indignazione, cambiare volto e perfino identità. Quella che si potrebbe e dovrebbe tentare di recuperare, senza perdere altro tempo, perchè il punto di non ritorno è sempre più vicino. Perciò, la conferenza non rimarrà solo un momento, seppur importante, di riflessione e di confronto. I Marinai d’Italia elaboreranno un documento, con proposte e sollecitazioni a SALVARE PORTO D’ISCHIA, che sarà trasmesso a tutti gli enti responsabili. Quelli stessi che finora hanno fatto a gara a distinguersi in negativo.