E’ uno degli antichi palazzi ischitani dalla storia più particolare e interessante. Non si trova nel centro storico di Ischia Ponte, ma sulla Riva Sinistra di quel porto di cui è contemporaneo. E svolge ancora un ruolo centrale nella vita della comunità e dell’isola, visto che lì sono allocati il Comando della Polizia Locale, il Circomare Ischia e gli uffici dell’Evi, la Stazione Marittima e inoltre la Lega Navale e l’associazione Luca Brandi. Palazzo d’Ambra è stato ed è un punto di riferimento di Ischia Porto e avrebbe tutte le carte in regola per diventare anche una delle tappe di un ipotetico itinerario turistico intorno al porto borbonico ex lago. Come già è consigliato dalla “fantasiosa” segnaletica turistica del Comune d’Ischia, che ignora completamente la realtà dei luoghi che vorrebbe pubblicizzare.
Nel caso specifico di Palazzo d’Ambra, anche se meriterebbe teoricamente di essere valorizzato, c’è da augurarsi che passi il più possibile inosservato. Anche se la posizione in primo piano e le sue caratteristiche architettoniche lo rendono difficile. e ancor di più le condizioni in cui si presenta. DISASTROSE.
Non che sia una cosa nuova. Le prime “zelle” cominciarono a manifestarsi già poco tempo dopo la sua lunga e costosa ristrutturazione-restauro. E inevitabilmente si sono moltiplicate e ingigantite con il passare degli anni, che ormai non sono neppure tanto pochi da quel discusso restyling. Il fatto è che adesso non si tratta più “soltanto” del distacco di pezzi sempre più grossi di intonaco, che hanno ridotto i muri del cortile interno ad un colabrodo impresentabile. Sulla facciata esterna l’erosione degli intonaci ha portato alla luce addirittura le reti di ferro di rinforzo delle pareti, che in vari tratti sono esposte alle intemperie e si mostrano sempre più rugginose.
Ora, va bene che per come stanno adesso le cose un maquillage sarebbe del tutto insufficiente, ma visto che di opere impegnative di straordinaria manutenzione, almeno a breve, non se ne intravede la possibilità, non c’è modo almeno di intervenire con qualche rappezzo nei punti più a rischio? Con un modesto e poco costoso intervento di ordinaria manutenzione, si potrebbero sistemare le ferite più evidenti ed evitare che si estendano e che peggiorino, rendendo ancora più complessi, impegnativi e costosi gli interventi più radicali, se e quando si riuscirà a farli, con questi chiari di luna. E’ pretendere troppo che qualche “cardarella” di cemento sia utilizzata sulle parti più a rischio dei muri di Palazzo d’Ambra, ora che è dimostrato che qualche rappezzo è possibile perfino a Ischia? O dobbiamo osservare e aspettare impotenti che l’edificio color rosso pompeiano continui a perdere pezzi sempre più grandi e profondi?