Sette anni di ritardi, blocchi ed errori: il gioco al massacro dell’Area Marina Protetta

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Il regno delle ombre

E’ il mese, aprile, che per l’isola segna tradizionalmente l’avvio dell’annata turistica e delle attività all’aperto, a terra e a mare. Ed in vista di questa scadenza dovrebbe essere già tutto pronto per affrontare al meglio la stagione, a terra e a mare. Dunque, relativamente a quest’ultimo, dovrebbe essere pienamente operativa la macchina organizzativa dell’Area Marina Protetta. Ciò che però nei sette anni di vita di quest’ultima non è quasi mai avvenuto. E quest’anno non fa eccezione in positivo. Certamente, in parte, a causa delle novità che nelle ultime settimane hanno riguardato i vertici dell’ente, dagli arresti domiciliari di ARCAMONE al fresco licenziamento di STRADA, entrambi direttori di una realtà tanto inzeppata di “generali” quanto carente di efficacia, funzionalità, capacità operativa. Ma al di là degli avvenimenti contingenti, sono queste carenze annose il deficit di fondo, mai corretto semmai aggravato nei tempi recenti, che costringe ancora una volta l’AMP a presentarsi in mutande al fatidico appuntamento di primavera. E che avvalora la tesi che un “regno di nessuno” abbia sostituito il “Regno di Nettuno” in cui in tanti avevamo creduto, sperato e contato come occasione di riscatto per l’isola e il suo mare fin dal 1999.

Era aprile anche nel 2008, quando il decreto istitutivo dell’Area Marina delle Isole Flegree venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Contestualmente, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare provvide ad assegnare la gestione della neonata Amp al Consorzio tra i Comuni delle isole di Ischia e Procida appositamente creato. Naturalmente, ancorché partiti – allora – con il massimo dell’entusiasmo e del sostegno manifestato dalla società ischitana a quella novità, si era troppo a ridosso della stagione per poterla impostare sulla base dei criteri di un’Area Marina Protetta. A Roma non ci avevano pensato e a Ischia e Procida bisognava solo adeguarsi e aspettare qualche mese, per partire sul serio. Così, l’inizio vero della nuova realtà e i primi effetti a mare non potevano che essere rinviati all’annata seguente. Quando qualcosa di nuovo e di positivo si cominciò a vederla davvero, a mare. E pure l’anno dopo la macchina organizzativa si rafforzò, fu rodato il meccanismo amministrativo delle autorizzazioni, furono avviate delle iniziative, furono coinvolti dei volontari per i controlli a mare e l’informazione sull’Amp.

Due anni, presidente del Cda AMBROSIO e direttore STRADA, di decollo, ma bloccato già nell’ottobre 2010. Quando i Sindaci ebbero la prima di una lunga serie di infelicissime idee, insediando un Consiglio di Amministrazione “tecnico” e temporaneo, prorogato di tre mesi in tre mesi e dall’effetto devastante. Capace di mandare in malora anche quanto era stato fino ad allora realizzato. E dopo la scadenza del primo incarico di Strada, l’inizio del mortificante capitolo del concorso infinito, altra grande prova di pessima gestione da parte delle sette amministrazioni isolane.

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L’unico vero protagonista diimenticato

Il mandato del disastroso Cda “tecnico” terminò il 30 aprile 2011, con un bilancio sotto zero. E con la stagione alle porte entrò in carica il nuovo Cda, presidente LOMBARDI, che si ritrovò a dover ricominciare tutto daccapo. Perfino a dover cercare la chiave per accedere all’ufficio. E fu un miracolo se  si riuscì almeno a riavviare la macchina organizzativa per le autorizzazioni, in assenza di un braccio operativo, visto che il Cda si ritrovò solo e alle prese con i mille ostacoli che i politicanti di turno frapposero al concorso per la nomina del nuovo direttore. Problema che si trascinò fino a dopo l’estate 2012, perchè il nuovo direttore – di nuovo Strada – firmò il contratto a settembre. Tutto rimandato, ancora, all’anno dopo.

Quando la moltiplicazione degli incarichi e dei “generali” cominciò a delineare lo scenario che poi si è tristemente concretizzato. La mancata approvazione dei bilanci consuntivo 2012 e preventivo 2013, trascinatasi fino a pochi mesi fa, oltre a bloccare ogni progetto, attività, finanche i fondi annuali erogati dal Ministero, ha marcato una crisi profondissima della gestione dell’Area. E ha dimostrato non solo l’incapacità, ma soprattutto l’indifferenza e il menefreghismo dei Comuni verso una “creatura” che, nell’interesse della comunità, avrebbero dovuto difendere, far crescere, valorizzare in tutti i modi.

Nel frattempo, all’inizio 2014 si era insediato il nuovo Cda, presidente MIGLIACCIO, che ha affrontato l’estate 2014 con il macigno dei bilanci in sospeso. Un’altra stagione (annata) perduta. E questo blocco, con l’aggiunta del BRACCIO DI FERRO innescatosi tra i “generali” nominati dai Comuni e il direttore Strada, ha prodotto uno stato di STALLO COMPLETO. La paralisi “perfetta” dell’AMP, che infatti n0n è riuscita a condurre in porto nemmeno il progetto predisposto e finanziato dal Ministero sulla videosorveglianza nell’Area e neppure a rilasciare in tempi utili e decenti le autorizzazioni a chi fruisce della risorsa mare per lavoro o per diporto.

Per non parlare della CARENZA DI PROGETTUALITA’ SCIENTIFICA, altra gravissima carenza che ha minato e sta minando la ragione stessa del “Regno di Nettuno”. D’altra parte, se in sette anni non si è riusciti neppure a sistemare dei miseri PANNELLI INFORMATIVI circa l’esistenza di un’Area Marina sui porti, sulle spiagge, in qualche posto sulle isole, cosa (non) si vuole di più?

E così arriviamo agli sviluppi recenti, altre accettate all’immagine e soprattutto alla sostanza dell’AMP. L’ennesima paralisi primaverile, che comprometterà l’intero 2015. Tra accuse, recriminazioni, colpi bassi tra protagonisti che lo sono stato in tutto ciò che non serviva, tranne che in ciò che avrebbero dovuto e potuto fare ciascuno per le proprie competenze e responsabilità. UN GIOCO AL MASSACRO. DELL’AREA MARINA PROTETTA. Che colpisce, amareggia, disturba. Chi aveva creduto, forse ingenuamente conoscendo certe perverse dinamiche locali, nel “Regno di Nettuno”. E si ritrova con questo aborto del “regno di nessuno”. Un’altra grande occasione sprecata per Ischia. Di cui in parecchi hanno ottimi motivi per vergognarsi.

 

 

 

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