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Mare Cava dell’Isola, quella ferita nella terra sempre più profonda a cui ci stiamo abituando!?
Cava dell’Isola, quella ferita nella terra sempre più profonda a cui ci stiamo abituando!?
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10 anni ago |

Con il Primo Maggio si è aperta ufficialmente la stagione balneare. E Ischia si è presentata all’appuntamento annuale con lidi ulteriormente ridimensionati dalle mareggiate invernali. E, per il secondo anno consecutivo, con una delle sue spiagge più belle, famose e apprezzate rigorosamente e desolatamente vietata: Cava dell’Isola. Dopo tante discussioni, promesse e polemiche siamo sempre al punto di partenza del disastro dell’anno scorso. Anzi, la situazione appare ulteriormente peggiorata, a parte l’aggravante che ci ritroviamo per la seconda stagione a dover rinunciare ad uno dei richiami estivi più importanti dell’isola.


Le immagini descrivono in modo evidente e eloquente lo stato pietoso in cui versa quel tratto di costa devastato dalla furia della natura, diretta conseguenza di errori ed orrori compiuti negli anni dall’uomo. I movimenti franosi non si sono affatto fermati, a Cava, ma appaiono ancora pericolosamente attuali. E, d’altra parte, i minimi interventi realizzati per tentare un recupero del sito, non sembrano aver raggiunto l’obiettivo, tutt’altro. Insomma, si sono persi mesi e mesi senza “accocchiare” il resto di niente. E per ritrovarsi, dopo sopralluoghi, valutazioni e progetti (più o meno), ancora con quell’oscena barricata di pali e reti di ferro che non vorremmo fosse un altro esempio di provvisorio che diventa definitivo!

Che la zona di Cava sia ancora off limits è uno scandalo a cui non ci si può e non ci si deve rassegnare, nonostante un certo andazzo isolano ad accettare fatalisticamente sconci, vergogne e disastri vari, soprattutto quando ad esserne vittima è l’ambiente naturale a terra e a mare che, oltre ad essere la nostra “casa” è anche la nostra principale risorsa economica su cui si regge la nostra mastodontica industria dell’accoglienza. Non è allarmante che all’inizio della stagione di quella ferita nel corpo dell’isola non si parli e che, soprattutto, non arrivi nessun segnale di attività utile e concreta da parte di chi ha la responsabilità di trovare delle soluzioni e trasformarle in fatti?