Dovremmo ringraziarli, i Rospi smeraldini, che ancora ci regalano il privilegio di vivere sull’unica isola del golfo di Napoli che ospita sul suo territorio una specie anfibia. E non solo per questo loro prezioso contributo alla biodiversità della fauna locale. Ma anche perchè la loro esistenza sta continuando a dare un senso alla particolarità della pineta in cui il bel PROGETTO DI PARCO “IDRO-AROMPATERAPICO” è fallito proprio quando sembrava pronto a diventare realtà. Di quella felice idea resta traccia ormai solo nel nome Pineta Mirtina e nella scritta sulle ceramiche collocate ai diversi ingressi, che annunciano ai visitatori ciò che di certo non troveranno. Incontreranno molto altro, inoltrandosi per i vialetti, ché la natura ischitana non è mai parca di emozioni visive, olfattive, uditive. E tanto meno lo è in uno dei luoghi dove la forza energetica della terra raggiunge il culmine della sua capacità creativa. Perciò, davanti ai mille mutevoli scorci di quell’ambiente corrugato, variegato e straordinariamente vitale non faranno (per fortuna) neanche caso agli evidenti sfregi che la trascuratezza e la distruttività degli uomini hanno prodotto e lasciato in giro, nei punti più impensati di quel paradiso. Ma è grazie ai piccoli rospi se l’acqua ha assunto comunque un ruolo decisivo in quell’ambiente che avrebbe dovuto esserne caratterizzato in modo ancora più marcato, se quella fosse diventata davvero la Pineta Mirtina.
L’acqua della fonte Mirtina non è mai sgorgata nelle grandi vasche che avrebbero dovuto comporre il percorso idro-aromaterapico in pineta. La felice intuizione del naturalista ischitano Giuseppe Sollino, incentrata sul recupero dell’antica sorgente vincitrice di premi nazionali nei primi decenni del secolo scorso, sembrava essersi realizzata con l’installazione di un impianto idraulico per il sollevamento dell’acqua della fonte, che poi veniva canalizzata per alimentare le varie vasche. In corrispondenza di esse, l’incontro tra l’acqua fresca e pura e le essenze tipiche della macchia mediterranea avrebbe generato i benefici dell’aromaterapia, frutto naturale e diretto della varietà di specie che crescono sulle lave dell’Arso. Ma quell’impianto, non si sa perchè, non è mai entrato in funzione. E oggi è stato completamente fagocitato dalla vegetazione lussureggiante che s’innalza dalla gola in cui dovrebbe trovarsi la sorgente. Che non è più nemmeno segnalata, perchè della ceramica originaria è rimasto solo un rugginoso sostegno di ferro.
Le vasche, così, sono state dall’inizio solo degli invasi di acqua piovana, destinati a prosciugarsi più o meno velocemente durante i mesi siccitosi. E a diventare dei ricettacoli di foglie (nel migliore dei casi), ma anche dei piccoli rifiuti e delle cicche che tanti visitatori maleducati buttano qua e là camminando o sostando in pineta.
Poi, qualche anno fa, i volontari dell’Enpa hanno scoperto che alcune pozze erano utilizzate come siti di riproduzione dai ROSPI SMERALDINI. E così è diventato essenziale garantire la presenza di acqua nelle pozze proprio durante la stagione più secca, dalla fine dell’inverno all’estate inoltrata. A quel punto LE ANONIME VASCHE, che sembravano inutili senza l’acqua Mirtina, HANNO CONQUISTATO UNA FUNZIONE ANCORA PIU’ DETERMINANTE NELL’ECOSISTEMA PINETA. Fino a diventare oggi le “incubatrici” di una specie protetta e il presidio più importante per la sua salvaguardia sull’isola. Nel frattempo, alcune delle pozze hanno accolto anche specie di piante acquatiche, arricchendo la già significativa varietà della flora in pineta. E poi, ora che la presenza dei Rospi è cosa nota, si sono trasformate in punti di riferimento e di attrazione sopratutto per i bambini, che lì fanno esperienza diretta del ciclo della vita.
Dunque, Madre Natura di sua iniziativa ha modificato la “missione” del parco ischitano e l’ha adeguata alle sue esigenze superiori. Che, alla fine, regalano ai frequentatori della pineta validi motivi di interesse, non meno di quelli che la mancata realizzazione del parco “idro-aromaterapico” ha loro sottratto.
Ma perché non divulgare e valorizzare le particolarità della Pineta ischitana, facendo conoscere ai suoi tanti visitatori, sia ischitani che turisti di ogni provenienza, lo straordinario patrimonio di biodiversità che custodisce nel cuore del centro abitato? Basterebbero dei SEMPLICI PANNELLI LUNGO I PERCORSI per rendere più “leggibile” lo spettacolo naturale che si offre allo sguardo e alle fotocamere, con l’indicazione delle tante SPECIE DELLA FLORA (comprese le delicate orchidee endemiche) E DELL’AVIFAUNA che vi sono presenti. E con la giusta VISIBILITA’ alla presenza straordinaria del ROSPO SMERALDINO, che avrebbe pure un effetto di deterrenza e di disincentivazione verso comportamenti pericolosi per i piccoli e indifesi anfibi.