Aenaria, dopo secoli la città sommersa rivela il suo porto, le ville marittime, i preziosi reperti

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Foto Qui Ischia

E’ la scoperta degli ultimi anni. Che ha colmato un enorme vuoto di testimonianze e di conoscenze della storia dell’isola in età romana. Così come negli anni Cinquanta, grazie a Giorgio Buchner, Ischia aveva recuperato la sua identità storico-archeologica e la piena consapevolezza del suo ruolo determinante per la nascita della Magna Grecia e per la diffusione della cultura greca in Occidente. Con gli scavi sistematicamente in corso dal 2010 nella Baia di Cartaromana, AENARIA è uscita dal mito e dai riferimenti letterari per tornare ad essere una realtà visibile, palpabile e anche godibile. Perchè, con l’attività d’indagine ancora in corso, è però anche aperta la possibilità di visitare il sito, per adesso con un’imbarcazione dal fondo trasparente e, in prospettiva, con l’aggiunta di un apposito percorso subacqueo che consenta la fruibilità, in sicurezza e nel rispetto delle antiche vestigia, di un parco archeologico sommerso di straordinario valore. Uno dei principali attrattori dell’offerta turistica culturale (in crescità sia in termini di quantità che di qualità) della nostra isola.

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Foto Qui Ischia

La SETTIMANA DI AENARIA, che l’associazione “Archeologica” ha voluto dedicare alla divulgazione delle attività in corso nel prezioso tratto di mare sotto il Castello e dei loro risultati, alternando visite guidate al sito archeologico a conferenze, ha visto oggi la presentazione dell’area di scavo e di quanto ne è riemerso finora da parte di ALESSANDRA BENINI, l’archeologa subacquea che si è dedicata dall’inizio all’esplorazione della baia e che sta seguendo le complesse operazioni di disvelamento, studio e recupero, per quanto possibile, delle testimonianze storiche rimaste per secoli custodite dalla sabbia e dalla prateria di Posidonia. Anche se trovandosi a bassa profondità, vicino alla costa e in un tratto di mare sempre molto frequentato, la loro esistenza era stata già sospettata nei secoli passati, sebbene per cominciare a verificarne l’esistenza si siano dovuti aspettare gli anni ’70 del secolo scorso quando, ritrovati sul fondo alcuni reperti, si era dato l’avvio ad un primo intervento di scavo. Condotto con metodologie abbastanza empiriche e poco rigorose, che tuttavia hanno consentito di riportare alla luce diversi reperti, oggi esposti nell’ultima sala del MUSEO ARCHEOLOGICO DI PITHECUSAE.

Si era trattato, allora, di un mero recupero di materiali, senza un’attenta verifica e né salvaguardia del sito. Che, invece, sono diventate delle priorità nello scavo attuale, condotto dai tecnici di “MARINA DI SANT’ANNA”, sotto la guida di Alessandra Benini e la supervisione della Sovrintendenza Archeologica, nel rigoroso rispetto dei moderni criteri d’indagine adottati nelle aree archeologiche e con la cura particolare che necessita uno studio in mare.

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Foto Qui Ischia

E dal mare stanno arrivando molte rivelazioni circa le caratteristiche di Aenaria, essenzialmente come CITTA’ PORTUALE, IMPORTANTE SNODO COMMERCIALE NEL GOLFO E NEL MEDITERRANEO. Proprio le strutture del porto hanno riservato le maggiori sorprese. In particolare, è stata riportata alla luce – e ci si sta ancora lavorando – una CASSAFORMA LIGNEA in ottime condizioni, lunga una ventina di metri, anche se potrebbero emergerne altre porzioni. Si tratta di un manufatto realizzato con grande accuratezza e precisione millimetrica, che descrive perfettamente le tecniche usate dai romani per costruire le banchine dei porti. Furono proprio i romani a scoprire il “segreto” della malta idraulica, fatta con la pozzolana, che si consolidava anche sott’acqua. Essa veniva colata entro una cassaforma di legno, direttamente a mare, secondo una tecnica rimasta sostanzialmente immutata fino a noi. E la cassaforma ischitana è la più bella e grande finora scoperta, un vero capolavoro che,  per difendere il legno, è stato di nuovo insabbiato, dopo essere stato oggetto di puntuali rilievi fotografici, analisi, approfondimenti. Tuttavia, per far capire di cosa si tratti ai visitatori ne è stata realizzata una copia in dimensioni reali, che è stata posta sopra l’originale.

Dunque, quello di Aenaria era un porto molto attivo per la movimentazione di merci delle più vari provenienze. Di cui sono state rinvenute e recuperate abbondanti testimonianze. E reperti riconducibili anche alla presenza di navi o necessari per la navigazione.

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Foto Qui Ischia

Si sono trovati, però, anche molti resti di strutture abitative, in particolare muri in “opus reticulatum”. EDIFICI RESIDENZIALI  prossimi alla zona commerciale,VILLE MARITTIME collegate al mare da PERCORSI SCAVATI NELLA ROCCIA, come si osservano anche nelle località più famose e frequentate della costa flegrea. E tantissimi, caratteristici reperti: grandi quantitativi di TESSERE DI MOSAICO e di MATERIALE CERAMICO di diversa origine e varie fatture. Tanta ceramica di epoca repubblicana, dal III secolo a.C. fino all’età augustea, al I d.C. Poi, un paio di secoli di “vuoto”, e altri numerosi reperti ceramici del IV, V e VI secolo d.C. Ritrovamenti che sembrano confermare la teoria di un evento disastroso che, cancellando Aenaria, bloccò a lungo anche la frequentazione della baia. Passò diverso tempo, dunque, prima che tornasse un insediamento costiero su quel versante dell’isola, che poi dal IV secolo d.C. è stato ininterrottamente abitato e frequentato fino ad oggi.

Sotto il Castello sono state ritrovate tracce inequivocabili dell’approdo di età angioina: una scogliera 1 metro sotto il mare, sprofondata forse per effetto dell’eruzione del 1300, e all’interno un pontile con pali di legno e ceramica del 1200-1300.

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Nulla conferma, invece, la presenza della “PLUMBARIA” di cui tanto si era parlato negli anni ’70, a seguito del ritrovamento di grossi quantitativi di galena, che serve per l’estrazione del piombo, lingotti di vari metalli, scarti di produzione, ma anche prodotti finiti. Tutti indizi che portarono a concludere che dovesse esserci una fonderia, che è stata cercata anche nello scavo in corso, ma senza alcun esito. Anche se le  caratteristiche delle fonderie in età romana sarebbero compatibili con la perdita di ogni traccia, per cui potrebbe essere scomparsa per sempre. Tanto più in conseguenza dell’evento catastrofico che portò alla distruzione  della città.

Fu l’irrequietezza geologica caratteristica dell’isola, particolarmente forte nell’antichità, a determinare la fine di Aenaria, tra il 130 e il 150 d.C. E dovette trattarsi sicuramente di un evento repentino, visto che gli abitanti lasciarono in loco materiali preziosi (come i lingotti di metalli all’epoca preziosi), che se ne avessero avuto il tempo, avrebbero portato con sé nel mettersi in salvo lontano dall’isola. E sempre i cambiamenti geologici affidarono al mare quanto era rimasto di Aenaria. Che oggi torna a parlarci, dopo  quasi duemila anni di oblio.

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