Dopo averne sentito tanto parlare e averne viste le immagini nel bel filmato divulgativo, un bel pomeriggio di (quasi) estate ha portato in dono la possibilità di osservare più da vicino il sito archeologico sommerso dell’antica Aenaria. Non c’è bisogno di indossare tute e attrezzature da sub e neppure pinne e occhiali da snorkeling, la visita può avvenire tranquillamente restando all’asciutto, anche se in una giornata così è particolarmente difficile resistere al suo richiamo suadente. Per l’occasione, sul piccolo molo della “Corteglia” si è riunito un bel gruppo di persone: età diverse, compresi alcuni bambini, e diverse provenienze, un mix tra isolani e turisti. Tutti hanno aderito alla “SETTIMANA DI AENARIA” che da lunedì scorso, tutti i giorni, ha alternato visite guidate e conferenze per far conoscere l’area archeologica all’ombra del Castello che negli ultimi anni sta riservando tante sorprendenti novità agli archeologi e agli appassionati. E anche se qualcuno dei partecipanti è di Ischia Ponte e conosce ogni angolo della baia fin da bambino, su Aenaria e le scoperte di cui è protagonista c’è tutto da scoprire. E c’è una gran voglia di sapere.
Per la visita non si usano le imbarcazioni utilizzate normalmente per i brevi trasferimenti via mare nella baia. Dall’anno scorso è entrata in servizio una bella barca bianca, “SAN GIOVAN GIUSEPPE” è il nome scritto sulla fiancata, che, oltre ad essere sufficientemente grande e decisamente confortevole per le escursioni, è dotata di un fondo trasparente che consente di osservare il fondo del mare stando comodamente seduti. E così, stavolta, invece di ammirare (solo) le tante bellezze delle terre emerse, che pure è impossibile ignorare, l’attenzione si concentra sul fondo della barca, che viene “scoperchiato” appena salpiamo. Al centro della coperta c’è uno schermo su cui scorrono le immagini funzionali alle spiegazioni della guida. Che per l’occasione è ALESSANDRA BENINI, l’archeologa che guida dall’inizio l’équipe di sub specializzati di Marina di Sant’Anna impegnati nello scavo. Nei mesi scorsi, quando sono state fatte le visite per le scolaresche (quest’anno oltre mille ragazzi, provenienti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero), tramite quello schermo, collegato con i sub al lavoro, è stato possibile illustrare ai ragazzi le tecniche di scavo dal vivo. Oggi, ci mostra il famoso affresco della Torre Guevara che raffigura il Castello con la baia circostante così come si presentavano nel Cinquecento. Una preziosa testimonianza storica, oltre che artistica, che si sta rivelando molto utile anche per una più precisa “lettura” di quanto la ricerca archeologica sta facendo riemergere dalla sabbia e dal passato. Perchè nell’affresco è illustrata una linea di costa diversa da quella di oggi, molto più avanzata, che conferma puntualmente quanto suggeriscono le ultime scoperte archeologiche, seppure riferite a epoche anteriori.
E infatti la nostra escursione non parte da Aenaria, ma da un periodo più recente, il XIII secolo, dunque in piena età angioina. La barca dirige verso il Castello e inizia a costeggiarlo per un breve tratto. Dagli oblò di vetro aperti sul fondale compaiono folti ciuffi di Posidonia che poi lasciano il posto a dei massi di pietra coperti da incrostazioni marine. Si tratta della SCOGLIERA posta a protezione DEL PORTO ANGIOINO, oggetto anch’essa di un attento studio, essenziale per avere un più preciso quadro d’insieme del passato della baia, delle caratteristiche degli insediamenti che vi si svilupparono e del loro ruolo. E, a quanto pare, la vocazione portuale di quell’area non si esaurì con la scomparsa repentina di Aenaria, ma fu recuperata in seguito, prima che l’isola fosse sconvolta da un altro improvviso disastro naturale (l’eruzione di Fiaiano del 1301) che costrinse di nuovo la popolazione ad abbandonarla, sebbene solo per qualche anno.
Dopo la parentesi angioina, la prua volge verso l’altro lato della baia e punta verso il primo degli Scogli di Sant’Anna. Anche se il tratto degli Scogli è parte integrante del sito di Aenaria, per ovvi motivi è escluso dall’escursione, ma una breve sosta a distanza è prevista per osservare l’ingresso della GROTTA NINFEO, che è stata così definita perchè una sorta di nicchia scavata al suo interno fa pensare proprio ad un ninfeo. Tuttavia, non è stato ancora chiarito quale fosse la funzione di quella grotta di cui è impossibile datare con certezza l’utilizzo, non essendovi porzioni di muri o manufatti utili a definirne la cronologia. Ma si sta provvedendo a ripulire il “ninfeo” dai tanti detriti accumulati e dopo la pulizia potrebbe essere chiarito il “mistero” di quello spazio, che probabilmente fu usato in epoche diverse.
Allontanatici dagli Scogli, la barca ci conduce lì dove è stata rinvenuta la lunga CASSAFORMA LIGNEA che rappresenta uno dei ritrovamenti più interessanti di Aenaria. Sul fondo, nonostante l’acqua sia ancora torbida per il movimento del mare dei giorni scorsi, ad una profondità di oltre 5 metri, si nota evidente la perfetta riproduzione della cassaforma romana, sovrapposta a quella originaria, che è stata accuratamente insabbiata per difendere il legno ultramillenario. Anche se è una replica, non manca comunque l’emozione nell’osservare ciò che è rimasto nel tempo dei lavori in corso nel porto romano, bruscamente interrotti dalla distruzione della città.
Vicino alla lunga striscia di legno che si staglia sul fondale, si notano numerosi sacchetti bianchi e gialli, disposti secondo un ordine preciso: “Con quei sacchetti ripieni di sabbia – spiega Benini – proteggiamo la sommità dei pali della struttura, per lo stesso motivo per cui abbiamo insabbiato la cassaforma. Senza questa accortezza, li perderemmo in pochissimo tempo”. Oltre questi, ultimamente, in un altro punto dello scavo sono stati identificati un centinaio di altri pali, su cui continuano le ricerche. Tra la Posidonia compare un pavimento di pietra, con una particolarità su cui si stanno interrogando gli autori dello scavo: la superficie presenta dei tagli, profondamente incisi, di cui si sta cercando di identificare la funzione.
Delimitata da boe gialle, siamo nell’area dove è in atto lo scavo. A segnalarlo, sul pelo dell’acqua, c’è una parte dell’attrezzatura che si accompagna alla SORBONA, lo strumento artefice in gran parte della riscoperta di Aenaria. Grazie alla sorbona sono stati liberati dalla sabbia i resti del porto romano, i muri degli edifici residenziali e TANTI REPERTI. “Sono stati ritrovati anche oggetti?”, chiede una visitatrice. “Tantissimi – spiega Benini – sono molto sminuzzati e non in ottime condizioni, ma ne abbiamo recuperati in grosse quantità. E ancora ne troviamo tanti”.
La visita si avvia al termine, accompagnata – a beneficio dei “forestieri” – da spiegazioni sulla storia della baia anche oltre l’età romana e sugli edifici che spiccano nell’incantevole scenario, dalla Torre alla chiesetta di Sant’Anna, al collegamento con il borgo attuale. Si accavallano domande, spiegazioni, commenti: gli ischitani hanno scoperto una parte del loro ambiente e della loro storia di cui ignoravano l’esistenza, pur avendoci nuotato sopra inconsapevoli fin da ragazzini, e i turisti hanno conosciuto una dimensione di Ischia insospettata e affascinante. Per tutti, un’esperienza speciale che lascerà un piacevole ricordo. E la voglia, potendo, di tornare a rivedere quel che resta di Aenaria.