Tante conferme e sorprendenti scoperte dalla campagna invernale di Oceanomare Delphis

IMG_0060In questi giorni sono soprattutto le stenelle a mostrarsi più di frequente. Sta per concludersi il quarto mese della campagna invernale per lo studio dei cetacei nel “Regno di Nettuno”. La prima negli undici anni di vita di Oceanomare Delphis, la benemerita organizzazione scientifica nata e cresciuta a Ischia a cui si deve la scoperta e la diffusione della conoscenza dell’esistenza nel nostro mare di un santuario dei cetacei di straordinaria importanza per l’ecosistema del Mediterraneo. Un lavoro scientifico complesso e sistematico, che ha rivelato la presenza di ben sei specie di cetacei, compreso l’ormai rarissimo delfino comune, protagoniste negli anni di centinaia di avvistamenti. Grazie i quali i ricercatori di “Delphis” sono stati in grado di raccogliere un’amplissima banca dati, all’origine di studi scientifici riconosciuti di assoluto valore a livello internazionale. Perciò per il primo studio scientifico commissionato dall’Area Marina Protetta (era ora che iniziasse anche una fase di approfondimento scientifico sul nostro mare), non poteva esserci scelta più appropriata che dare la possibilità ai ricercatori di “Oceanomare Delphis” di proseguire le loro osservazioni anche in inverno, garantendo così un monitoraggio continuo dei mammiferi marini, in passato seguiti sempre nel periodo tra maggio e ottobre.

La campagna invernale del “Jean Gab”, il veliero d’epoca con cui “Oceanomare Delphis” segue dalla sua fondazione le rotte dei cetacei tra le Isole Flegree e le Pontine, è iniziata nel novembre scorso e si concluderà il 30 aprile prossimo. Per poi riprendere in novembre e proseguire fino alla fine dell’aprile 2015. Ma non vi sarà soluzione di continuità tra i periodi coperti dal progetto finanziato dall’AMP, giacchè, per il resto dell’anno, la magnifica imbarcazione solcherà regolarmente il tratto di mare sovrastante i canyon sottomarini a nord del Golfo, la cui esistenza è all’origine di un così particolare concentramento di mammiferi marini. Tanto particolare e unico da essere tra i motivi  (insieme alla vastità delle praterie di Posidonia intorno a Ischia)  che hanno consigliato la creazione di un’Area Marina Protetta e, all’interno di questa, di una zona D, in corrispondenza della testata del Canyon di Cuma, proprio al fine di tutelare quell’areale di maggiore concentrazione dei cetacei.

La novità del monitoraggio invernale ha portato a confermare varie  ipotesi elaborate grazie alle osservazioni estive, ma ha anche riservato diverse sorprese. Che andranno meglio approfondite in seguito, ma che hanno già fornito tasselli importanti per la ricostruzione completa del mosaico a cui si stanno dedicando i ricercatori di “Delphis”. “Gli avvistamenti compiuti finora – spiega Barbara Mussi, vicepresidente di “Oceanomare Delphis” e “storica” ricercatrice dei nostri cetacei –  dimostrano che i gruppi di animali incontrati d’estate restano a vivere stabilmente nel nostro mare anche nel resto dell’anno, per cui possono essere considerati a pieno titolo residenti”.

Così è per i delfini, di tutte e tre le specie presenti intorno alla nostra isole. Le stenelle, le più numerose, come i grandi tursiopi, che frequentano i tratti di mare più vicini alla costa, anche d’inverno. Un’abitudine che li rende più vulnerabili, per la maggiore vicinanza all’uomo, tanto che a livello europeo sono considerati specie minacciata, tra quelle protette dalla Direttiva Habitat. “Nel Regno gli avvistamenti non sono affatto rari. Compresi esemplari giovani e piccoli – dice Mussi – certo è una specie più vulnerabile, *ma non è in particolari difficoltà in quest’area”. Ben diversa è la condizione di Delfino comune, specie già inserita da tempo nella lista rossa delle specie a rischio estinzione. Nel “Regno di Nettuno” vive una delle pochissime (si contano sulle dita di una mano) popolazioni rimaste nel Mediterraneo, dove un tempo erano i delfini più diffusi. Durante l’inverno il “Jean Gab” ha avvistato un gruppo di un centinaio di individui. Per nulla sconosciuto, visto che si tratta dello stesso già incrociato tante altre volte in estate. “Ci sono le femmine focali, che conosciamo da tempo, alcune da più di dieci anni, che abbiamo sempre avvistato. Nel nostro data base c’è la storia di tutti gli avvistamenti. Alcuni animali  li individuiamo ormai a vista, come Flegra e Lina che incontriamo dal ’97. Tra l’altro, si confermano le associazioni preferenziali tra alcuni individui, che dimostrano l’esistenza tra loro, all’interno del branco, di relazioni durature nel tempo, forse dovute a legami di parentela o a rapporti di collaborazione per alimentarsi. La novità di questo inverno è stata l’avvistamento in dicembre del gruppo a sud-est dell’isola, dal Banco d’Ischia nuotavano verso il centro del Golfo. Non era mai accaduto di vederli là, ma sempre a nord-ovest, dall’altra parte dell’isola. Dovremo monitorare di più quella rotta, per capire il motivo di questa frequentazione invernale”.

Altra novità, rispetto ai comportamenti osservati in estate, riguarda i capodogli, altra specie a rischio che risiede stabilmente nel nostro santuario. “Durante questo inverno – racconta Barbara Mussi – gli avvistamenti sono avvenuti tutti più vicino alla costa. Dove abbiamo notato un’altra particolarità di cui non vi sono testimonianze altrove, ovvero la contemporanea presenza sotto costa sia dei capodogli che dei tursiopi. Un altro elemento da approfondire. Tra l’altro, tutti gruppi non di passaggio, ma residenti”. Dal “Jean Gab” sono stati osservati e fotografati i gruppi formati da femmine e piccoli, anche nati fuori stagione. Ma anche un gruppo di giovani maschi, già visto altre volte negli anni scorsi. E questa è un’altra novità importante, “perchè in letteratura i gruppi di scapoli, cioè di maschi giovani, sono indicati come un’aggregazione temporanea, di breve durata, per la caccia o per approcciare le femmine. Prima di iniziare la vita solitaria dei maschi adulti. Dalle nostre osservazioni nel tempo, viene fuori che quel gruppo sta insieme da 3-4 anni. E hanno rapporti stretti e manifestano la loro socialità con comportamenti simili a quelli caratteristici nei branchi di femmine. Non ci sono precedenti di questo tipo nella letteratura scientifica, si tratta di una novità da studiare”.

Questo inverno c’è stato anche un avvistamento di balenottera, che era mancato durante l’estate. Invece, non si sono visti nè grampi nè globicefali, come capita da qualche tempo. A conferma di quanto accade anche nel resto del Mediterraneo, dove gli avvistamenti di quelle due specie sono diventati tanto rari, che non ci sono più sufficienti dati a disposizione neppure per stabilire se si tratti di animali già in pieno rischio di estinzione. E’ un fatto che nel nostro mare i globicefali fino a qualche anno fa erano tutt’altro che rari, se ne incontravano intere famiglie con giovani e cuccioli. Poi, chissà perchè, qui come altrove le cose sono cambiate radicalmente. E fanno temere per la sopravvivenza stessa della specie.

Anche per questo sarà importante il monitoraggio 12 mesi su 12 che sarà garantito in questo come nel prossimo anno da Oceanomare Delphis. Nel santuario dei cetacei del nostro mare, che ospita stabilmente più specie di quante non ne vanti il più famoso santuario internazionale tutelato da Italia, Principato di Monaco e Francia nel Mar Ligure.

 

 

 

 

 

 

 

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