Comunicato stampa
E’ il primo sciopero dei lavoratori Caremar da quando i privati Snav e Rifim/ Medmar al vertice dell’Azienda sono subentrati per effetto della sciagurata privatizzazione portata a conclusione dal Pres. De Luca; uno sciopero annunciato che fu oggetto di una vivace riflessione nella recente assemblea promossa da Autmare al Calise d’Ischia.
Nei giorni scorsi l’Azienda Caremar ha comunicato ai marittimi ed ai Sindacati la fine della vecchia contrattazione di secondo livello, come da accordi generali di Roma ai primi di luglio, in uno alla proposta ( che poi si è dimostrata una imposizione! ) di una nuova organizzazione del lavoro a bordo, ignorando il CCNL e le prescrizioni della 108/2015. Una proposta che trova subito l’avversione dei lavoratori perché, oltre ad essere ingannevole per quanto riguarda la continuità del posto di lavoro, si presenta in contrasto le normative nazionali ed europee sull’affaticamento ed i tempi di riposo.
Ne è nato subito e non poteva essere diversamente un BRACCIO DI FERRO TRA I DIPENDENTI E L’AZIENDA CAREMAR, che non è da sottovalutare, dal momento che la scelta aziendale che si vuole imporre riguarda problematiche sindacali e di democrazia partecipativa dei lavoratori marittimi alle scelte aziendali, ma anche questioni che riguardano la sicurezza a bordo ( che unisce i lavoratori e gli utenti ! ) quando le scelte che si vogliono introdurre riducono le potenzialità di bordo ( per riduzione di personale e/o per affaticamento dello stesso ) per una risposta seria ed efficace ad una probabile emergenza,che è bene non sottovalutare mai.
I lavoratori chiedono l’applicazione del CCNL di otto ore lavorative e non escludono una nuova contrattazione aziendale se concordata e non penalizzante. Ma le cose sono andate diversamente anche durante il recente incontro “ di raffreddamento” tenutosi nella Prefettura di Napoli tra le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl,Uiltrasporti, Ugl Trasporti e Orsa Marittimi e i vertici della Caremar.
Fin qui la cronistoria dei fatti!. Ma lo sciopero in atto, sia pure pregnante di preoccupazioni per la conservazione del posto di lavoro e della dignità del lavoratore, non esonera nessuno da una riflessione più ampia a monte dell’evento che parli di Europa e di liberalizzazione e non di privatizzazione, di atti arroganti contro la volontà espressa dal Consiglio Regionale del 2009 ribadita nell’accordo Stato-Regione del 2010, di politiche regionali governative avverate in questi anni con il complice silenzio della Consiglio regionale e delle istituzioni locali; della recente scelta governativa quanto mai inopportuna che ha portato lo scompiglio tra i lavoratori per niente garantiti dalla cessione e dal contratto di servizio firmato il 16 luglio 2015.