Ricordando Luca De Filippo, il Premio Aenaria si è congedato con una serata piena di emozioni

tango“Io vuless truvà pace”. E’ la voce familiare, inconfondibile di LUCA DE FILIPPO che ha aperto in un silenzio emozionato la serata, questa serata, al Poli. A sipario chiuso, il ricordo doveroso e affettuoso di un grande della scena che se n’è andato  lasciando già un vuoto che non si potrà colmare.

Poi, il sipario si è sollevato per “Tango”, la pièce che ha concluso la seconda edizione del Premio Aenaria. E anche quest’ultima rappresentazione ha confermato la progressione qualitativa evidenziatasi di settimana in settimana. Davvero una bella emozione, quella regalata stasera dalla compagnia “Gli amici di Jachy” di Genova ad una platea, che ha mostrato apertamente la sua approvazione al termine di una performance intensa, coinvolgente, ricca di pathos. Che ha trasmesso emozioni profonde, ciò che si aspetta sappia regalare la “magia del teatro”, attraverso registri e generi diversi. Come diversi sono i momenti, i sentimenti, le emozioni della vita.

E uno dei meriti di questa edizione del premio Aenaria, e di chi lo ha organizzato, è stato proprio di aver saputo offrire spettacoli diversi e vari, dalla commedia alla tragedia, dall’opera classica alla contemporanea, seppur toccando tutti dei temi di interesse civile e sociale. Perché il teatro è lievito vivo di riflessione, di discussione, di scambio. La sua forza è quella di provocare, evocare, stimolare emozioni le più varie e tutte le rappresentazioni che si sono susseguite da ottobre ad oggi hanno mantenuto la promessa di non lasciare indifferente ed estraneo lo spettatore.

Nel corso delle settimane si sono avvicendate compagnie di varie parti d’Italia, con diversi repertori, esperienze, background. Tutti attori non professionisti, che hanno affrontato tuttavia con grande professionalità il loro impegno con il pubblico, onorando ogni volta il tacito patto di dare il meglio delle proprie capacità espressive come singoli e come gruppi. E la nutrita presenza di giovani è indicativa di quanto, da un capo all’altro della Penisola, il teatro sia ben vivo anche tra le giovani generazioni. Ciò che è auspicabile diventi sempre più una realtà anche sulla nostra isola.

Conclusa la rappresentazione di “Tango”, il regista Paolo Pignero, ha ricordato la sua origine napoletana e il suo incontro con il teatro, da giovanissimo, al San Carlino, allora appena riaperto e sottratto al degrado da Eduardo, che vi organizzava degli stage per giovani. Stage, a cui partecipò lo stesso Pignero, tenuti da Luca. E su questo personale ricordo, che è stato condiviso con affetto da tutti i presenti, un minuto di silenzio e un lungo, caloroso applauso hanno accompagnato l’ultimo omaggio a Luca De Filippo. Insieme, attori e spettatori, parti di un tutto inscindibile, che fa la diversità e l’unicità del teatro rispetto a qualunque altra forma di spettacolo. Una magia che si ripete dalle origini delle comunità umane.

 

 

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