
Foto Qui Ischia
L’anniversario non poteva essere ignorato a Ischia, dopo essere stato giustamente ricordato in tutta l’Italia nel corso di quest’anno che volge al termine. Nel centenario dell’entrata dell’Italia in guerra nel 1915, a ricordare il tributo di sangue e di dolore pagato allora anche dagli isolani è il volumetto “LAMPI DI GUERRA E DI SOLIDARIETA’”, che racconta gli anni del primo conflitto mondiale da una prospettiva mai precedentemente esplorata, ovvero attraverso i documenti custoditi nell’Archivio Diocesano. Grazie ai quali è riemerso dall’oblio un interessante spaccato della realtà dell’isola attraverso la vita della Chiesa locale in quegli anni difficili. Merito di questa apprezzabile operazione di recupero della memoria, approfondimento storiografico e divulgazione è della dottoressa ERNESTA MAZZELLA, che opera presso l’Archivio diocesano oltre ad occuparsi dell’attiguo Museo. E forte anche di questa sua esperienza, l’autrice ha voluto accompagnare alla pubblicazione una mostra documentaria, allestita presso la Biblioteca Comunale Antoniana. Dove si è tenuta la presentazione del libro davanti ad un folto pubblico interessato e partecipe, che ha portato anche diverse testimonianze di famiglia.
A curare la prefazione del libro è stato il professor AGOSTINO DI LUSTRO, responsabile dell’Archivio Diocesano, che anche nel corso della presentazione del libro, definito “figlio dell’Archivio”, ha evidenziato il valore delle fonti che lo hanno ispirato e che aprono un filone di ricerca sull’isola al tempo della Grande Guerra meritevole di essere seguito e ulteriormente approfondito. “A conclusione dell’anno che segnò l’entrata in guerra dell’Italia si doveva fare qualcosa”, ha sottolineato Di Lustro, esortando Mazzella ha proseguire il cammino intrapreso, cercando nuovi documenti e testimonianze sull’isola, a cominciare dagli archivi familiari, ai quali l’accesso resta tuttavia molto complicato.

Foto Qui Ischia
A proposito proprio di ricordi di famiglia, qualche settimana fa il Centro Studi dell’Isola d’Ischia, tra i promotori della presentazione all’Antoniana, aveva rivolto un appello a chiunque disponesse di qualche documento, fotografia, lettera dell’epoca della guerra, affinché contribuisse alla ricostruzione della partecipazione dell’isola d’Ischia agli avvenimenti che un secolo fa cambiarono la storia d’Italia e d’Europa. Il presidente del Centro ANTONINO ITALIANO ha spiegato che quell’appello ha ottenuto pochissime risposte. E questa carenza si aggiunge alle notevoli deficienze degli archivi comunali, che versano da decenni in pessime condizioni e che perciò non hanno offerto finora un apporto utile all’operazione di ricostruzione della storia del Novecento a cui il Centro sta dedicando particolare attenzione. E proprio il periodo della Grande Guerra risulta tra i più “scoperti”, tanto da poter affermare che a Ischia “ci sono più monumento che documenti” sulla Prima Guerra Mondiale. E in effetti tra gli anni ’20 e i ’50′ del secolo scorso sono stati eretti monumenti a memoria degli isolani scomparsi nel conflitto ’15-’18 in ognuno dei Comuni e delle principali contrade isolane. Opere che quanto meno tengono vivo il ricordo dei caduti, di cui trasmettono i nomi e le origini.
Tra coloro che avevano risposto all’appello del Centro Studi, insieme all’ASSOCIAZIONE MOVEO che ha esposto alla mostra due lettere dal fronte di Paolo Morgera, c’è stata anche EMANUELE VERDE di Ischiablog, che tempo fa aveva ritrovato un preziosa testimonianza di suo nonno, Demetrio Verde, il quale aveva affidato ad una agendina scritta nel 1919 la narrazione della sua prigionia. Verde ha letto alcuni brani dello scritto del nonno e spiegato come fu fatto prigioniero dai tedeschi nell’ottobre del 1917 e le vicissitudini che dovette affrontare e i trasferimenti a piedi a cui fu sottoposto fino a raggiungere Germania, fin quando non riuscì a fuggire e a tornare in Italia.

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Tasselli di vite vissute, che si aggiungono a quelli tratti dai documenti consultati dalla Mazzella, dai quali emerge la drammaticità che segnò gli anni della guerra anche sull’isola. Dalla quale partirono in tanti verso il fronte, compresa una parte rilevante del clero locale, 36 preti arruolati perlopiù come soldati semplici, solo 2 come cappellani, oltre a tanti seminaristi. A guidare la chiesa isolana fin dal maggio del ’14 era monsignor PASQUALE RAGOSTA, che non perdeva occasione per manifestare la sua contrarietà alla guerra, facendosi interprete del rifiuto dell’”inutile strage” tante volte ribadito dal papa Benedetto XV, di cui a Ischia si raccoglievano i continui inviti alla preghiera e alla solidarietà.
Nel libro si riportano le trascrizioni dei lettere indirizzate dal vescovo ai sacerdoti e ai fedeli, con le quali si sollecitavano momenti straordinari di preghiera (nelle chiese si recitava ogni sera la preghiera per la pace scritta dal Papa), digiuni collettivi, celebrazioni, unitamente a raccolte di offerte da destinare ai più bisognosi, sull’isola, al fronte, per i profughi (conseguenza nefasta di ogni guerra come ai nostri giorni) delle terre invase.
Dal canto suo la Diocesi mise a disposizione delle autorità militari e civili strutture, risorse, aiuti di ogni genere. Lo stesso Seminario fu ceduto gratis per allocare la caserma della milizia territoriale, oltre a concedere accoglienza negli ospedaletti a Ischia e a Forio. E furono aperte ai soldati feriti per le cure termali gli spazi del Pio Monte della Misericordia, con ben 300 posti letto. Oltre a raccolte di lana e di pelli per i soldati al fronte, di fondi per la Croce Rossa, per assistere le famiglie e soprattutto i bambini lasciati da soldati. Un grande impegno umanitario si direbbe oggi, accompagnato sempre dalle parole di fuoco del vescovo contro la guerra.
Peraltro, come ha ricordato lo storico NINO D’AMBRA in un suo intervento alla presentazione, anche nel mondo laico a Ischia era emersa una netta contrarietà al conflitto e quando ancora si dibatteva sulla partecipazione dell’Italia, un folto gruppo di isolani politicamente impegnati aveva alzato con forza la voce contro l’interventismo che alla fine prevalse.
Il volume di Ernesta Mazzella fa luce, dunque, su un periodo tragico di cui contribuisce a ricostruire e a conservare la memoria. Un’operazione destinata a proseguire e a progredire in futuro. Tanto che la stessa Mazzella ha rilanciato l’invito a quanti trovassero documenti sulla Grande Guerra a dare un contributo al recupero e alla trasmissione della memoria collettiva. Intanto la MOSTRA PROSEGUIRA’ FINO AL 7 GENNAIO negli orari di apertura dell’Antoniana.