“Profumo di terra”, così la Condotta Slow Food coltiva la rinascita dell’agricoltura a Ischia

Seri, concentrati, partecipi. Visi ancora da bambini, ma progetti già da grandi. Per quelli hanno scelto con convinzione e determinazione, abbastanza inusuali alla loro età, di iniziare un percorso nuovo anche per l’offerta scolastica isolana. Una sfida ai pregiudizi e alle riserve che ancora accompagnano inspiegabilmente chi ha deciso di iscriversi all’AGRARIO il nuovo indirizzo di studi superiori che l’IPS TELESE è riuscito a proporre quest’anno per la prima volta. E sempre pensando a quegli obiettivi i dieci ragazzi del “Telese” hanno partecipato sabato mattina a “PROFUMO DI TERRA”, l’appuntamento organizzato dalla CONDOTTA SLOW FOOD ISCHIA E PROCIDA su “Agricoltura familiare, orto e piccola zootecnia: benessere animale, tecnica e norme”. Per chi sogna (e persegue) di allevare cavalli o fagiani, un’opportunità interessante da mettere a frutto fin da ora. E infatti i ragazzi non se la sono persa. Fianco a fianco di chi già lavora nel settore e ha voglia di conoscere e confrontarsi per far crescere la propria azienda. Generazioni diverse, ma la stessa volontà e motivazione nel rilanciare l’agricoltura sull’isola partendo da una solida preparazione. Il terreno su cui nasce l’incontro con la Condotta Slow Food e con le sue periodiche iniziative di formazione e informazione.

Ad aprire questo secondo ciclo degli incontri di “Profumo di terra”, sabato e domenica scorsi presso la sede della Pro Loco Panza, è stato il dottor VITO ANTONIO PERRONE della SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA, che ha fornito un quadro articolato ed esauriente delle leggi e dei regolamenti europei che disciplinano il settore agroalimentare, con particolare riguardo all’allevamento. Ed è stata l’occasione giusta per chiarire che le decisioni europee hanno come principio fondamentale di riferimento la sicurezza alimentare e la tutela della salute e che spesso la portata dei divieti viene enfatizzata e sopravvalutata rispetto a tutti gli altri aspetti. Di contro, finiscono con l’essere misconosciute le deroghe e le eccezioni che pure non sono affatto rare e che riguardano anche i piccoli allevamenti familiari, una realtà anche sul nostro territorio, a cominciare da quelli di conigli e di polli.

L’esperto si è soffermato sui concetti di benessere e di protezione degli animali, previsti dal Trattato di Lisbona del 2009, che si sostanziano nella disciplina vigente degli allevamenti, in cui sono indicati i requisiti minimi per poter tenere gli animali, per la loro tutela come della salute dei consumatori. Indicazioni pratiche utili, partendo dalla conoscenza dell’etologia delle specie allevate, che sono state seguite con interesse dai partecipanti al seminario, a cominciare dai ragazzi dell’Agrario, alcuni dei quali sono orientati anche a dedicarsi all’allevamento, oltre che alla coltivazione dei terreni.

Sono state approfondite, poi, le varie questioni legate alle piccole imprese agricole, con meno di 10 addetti, che sono più diffuse in Italia che negli altri Paesi dell’Unione europea, e alle produzioni di nicchia. Sono stati illustrati i punti di forza e di debolezza della filiera corta, le implicazioni sulla valorizzazione sostenibile del territorio, i temi della flessibilità delle aziende. Con una fitta interlocuzione tra il relatore e i partecipanti, presente e attiva nel confronto SILVIA D’AMBRA, che ha moderato gli interventi.

Altro contributo molto apprezzato, soprattutto per la sua immediata utilità pratica, è stato portato dal dottor STEFANO PESCARMONA, agronomo e docente di orticoltura all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN),che è intervenuto su  “La qualità alimentare, dal punto di visto nutrizionale, tossicologico , ambientale e sociale passa dal letame”. E come punto di partenza è stato preso un verso di De Andrè, “Dai diamanti non nasce nulla, dal letame crescono i fiori”, ovvero un modo poetico  per introdurre  il tema, nodale per ogni  coltivazione, di una adeguata PREPARAZIONE DEL TERRENO, che in un’ottica di agricoltura sostenibile e biologica non può prescindere dal COMPOSTAGGIO di materiali naturali, in grado di apportare al suolo i 28 elementi necessari per garantirne la fertilità. E in questo processo è essenziale che il letame utilizzato per produrre il compost provenga da animali alimentati in modo corretto e biologico, non imbottiti di antibiotici  e di farmaci. Perchè non avrebbe senso rinunciare ai concimi chimici, per poi utilizzare materiali organici in cui siano presenti comunque dei residui chimici. Il relatore ha concretamente spiegato come fertilizzare naturalmente i terreni creando dei cumuli di compostaggio con foglie, legnetti, scarti di cucina, paglia e deiezioni animali. Una lezione utile per chiunque voglia coltivare in modo ecosostenibile anche il solo orto domestico, come fa un numero crescente di isolani. In linea con una tendenza che negli ultimi anni è stata rilevata ovunque in Italia. E che va di pari passo con il progressivo incremento delle aziende agricole e degli occupati in agricoltura, soprattutto giovani.

Un trend che, seppur in modo molto più contenuto rispetto ad altre realtà, si evidenzia anche sulla nostra isola. E a dimostrarlo c’è l’entusiasmo dei ragazzi dell’Agrario, che hanno inaugurato un nuovo indirizzo di studi consapevoli che è  fondamentale oggi una solida preparazione scientifica, pratica e manageriale per fare impresa nel settore agricolo. La migliore risposta al pregiudizio che ancora condiziona o cerca di condizionare la scelta di altri giovani e che minaccia la sopravvivenza stessa del neonato istituto agrario. Una bella novità da coltivare con cura. Come lo Slow Food isolano si prodiga meritoriamente di fare con iniziative come quella di sabato e domenica scorsi. E con il prossimo seminario, già fissato per l’ultimo week end di febbraio.

 

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