Il cammino non poteva che cominciare dalla scuola. L’impegno per sostenere, promuovere e diffondere la cultura della legalità trova nei giovani dei naturali, limpidi, entusiasti destinatari e al tempo stesso degli attori convinti e propositivi. Lo dimostrano i tanti che già operano, nei più diversi settori, al fianco di Libera, l’associazione creata da don LUIGI CIOTTI vent’anni fa, che porta avanti progetti e iniziative di lotta alle mafie nel nome della giustizia e della tutela dei diritti. E lo conferma l’attenzione e la partecipazione che tra gli studenti isolani ha suscitato in questi suoi primi giorni di vita il neonato presidio di Libera a Ischia. Che oggi è stato presentato ufficialmente presso la sede dell’IPS “Telese”, uno dei tre istituti isolani – con l’Istituto Comprensivo “Anna Baldino” di Barano e l’ITG “Mattei” di Casamicciola – tra i fondatori del presidio, insieme ad un convinto gruppo di cittadini. E per l’occasione sono venuti a Ischia i dirigenti di Libera in Campania e alcuni familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata, testimoni della barbarie che condiziona la vita in tante zone del nostro Paese, ma anche della capacità di reazione della società civile e della sua volontà di riscatto, perseguita giorno per giorno con le armi pacifiche del lavoro onesto, del rispetto delle leggi, della solidarietà e della promozione sociale.
Nell’affollata palestra della scuola di Fondobosso, si sono ritrovati gli studenti del “Telese” e di altri istituiti isolani presenti anche con i propri dirigenti, tante persone interessate alla novità di Libera a Ischia e i rappresentanti delle forze dell’ordine, naturali referenti di qualunque discorso di promozione e di difesa della legalità. Ciò che si propone di portare avanti Libera, da oggi anche sulla nostra isola che, come ha puntualmente rilevato il dirigente del “Telese” MARIO SIRONI, al di là dell’immagine di oasi felice non sembra essere estranea a “fenomeni di imbarbarimento della vita civile e sociale di cui abbiamo la percezione”, pur non essendoci clan che controllano il territorio né eventi di sangue come al di là del mare. Perciò “abbiamo il compito di educare e risvegliare le coscienze nel nostro ambito”, ha spiegato il preside, perché “LA SCUOLA PUBBLICA RIESCA A VEICOLARE IL SENSO DI CIVILTA’ E DEL BENE COMUNE, utile a cambiare una cultura diffusa nel nostro paese”.
E’ partito dalla storia ventennale di Libera e dal “valore educativo di questa associazione”, il vescovo PIETRO LAGNESE, per sottolineare l’importanza del presidio sull’isola, la cui costituzione “ha la benedizione della Chiesa di Ischia”. Perchè “Ischia non è un’isola felice e i problemi della corruzione ci riguardano molto da vicino”. Una realtà che “va affrontata con forza mettendo insieme tutte le migliori energie e creando un movimento culturale”. Il presule ha anche evidenziato il valore della memoria, che Libera porta avanti ricordando le vittime innocenti delle mafie: “Un valore per progredire nella crescita e nello sviluppo del bene comune”. E ribadendo la necessità di essere “uniti per sconfiggere la corruzione che tante volte entra anche nelle istituzioni”, Lagnese ha assicurato che “L’APPORTO DELLA CHIESA DI ISCHIA SARA’ FORTE”.
Ha seguito fin dall’inizio la gestazione del presidio ischitano, il responsabile provinciale di Libera ANTONIO D’AMORE, e dunque la giornata di oggi l’ha visto non solo come ospite ma come parte attiva di un progetto. Che mira a contrastare le mafie agendo sul loro brodo di coltura, rappresentato da corruzione, povertà, mancanza di lavoro e di cultura, ma anche dall’idea che l’interesse dell’individuo non si identifichi con il bene comune, che l’affermazione del proprio potere e ricchezza sia prevalente. E così “l’ideologia dell’io ha reso fragile il tessuto sociale e i valori essenziali allo sviluppo comune”. Venendo all’esperienza di Libera, ha ricordato la costituzione parte civile in 13 processi per mafia, l’impegno nella lotta alla corruzione e per la gestione dei beni confiscati, che oggi lo Stato sta pensando di vendere. “Ma quei beni sono costati sangue e dolore, debbono rimanere un simbolo e creare lavoro, costruire delle opportunità. Devono diventare beni comuni: da cosa loro a cosa nostra”. D’Amore non ha trascurato un accenno alle recenti polemiche suscitate dalle accuse del magistrato Catello Maresca: “E’ un giudice importante, aspettiamo ancora che ci faccia i nomi delle persone e delle cooperative di cui ha parlato. Ogni anno vengono escluse delle cooperative dal gruppo. Quando si è in tanti c’è bisogno di grande attenzione. Ma ci sono tantissimi volontari onesti e il fango offende tantissime persone”. Quanto alla nuova realtà di Ischia “UN PRESIDIO CREA LA SPERANZA CHE LE COSE POSSANO CAMBIARE, MA SOLO SE AL VERBO DIRE SI SOSTITUISCE IL FARE. LEGALITA’ E’ UNA PAROLA VUOTA SE NON LA SI RIEMPIE DI INCONTRI, VALORI, VIAGGI. FARLA DIVENTARE GIUSTIZIA SIGNIFICA METTERE MANO AI DIRITTI, A COMINCIARE DAL LAVORO”. In questo consiste la “proposta politica” di Libera, che fa politica, ma fuori dai partiti. “LIBERA E’N UN POPOLO IN CAMMINO PER COLTIVARE UN SOGNO: CREDERE CHE E’ POSSIBILE COMINCIARE A PENSARE CHE MAFIE E CORRUZIONE POSSANO ESSERE SCONFITTE”.
Il presidio di Ischia è intitolato a GAETANO MONTANINO, la guardia giurata 45enne uccisa nel 2009 da giovanissimi camorristi e riconosciuto vittima innocente e servitore dello Stato morto nello svolgimento del suo lavoro. E l’idea di portare Libera a Ischia è nata dall’incontro tra la moglie di Montanino, Luciana, e quanti due anni fa a Barano lottavano pacificamente affinchè i residenti di Villa Orizzonte non venissero sradicati dalla loro casa. Oggi, perciò, non potevano non tenere a battesimo il presidio ischitano LUCIANA DI MAURO e sua figlia VERONICA. Quest’ultima ha sottolineato come quelli di Libera siano dei “PRESIDI CHE CREANO DEI PERCORSI DI VITA DA UNA MORTE”. Che danno la forza per affrontare ogni giorno il peso di una perdita. E la mamma Luciana, nel ricordare la giovanissima età degli assassini di Gaetano Montanino, ha evidenziato l’importanza di andare nelle scuole per aiutare i ragazzi “a capire quale strada fare, da quale parte stare”. “DOPO LO SMARRIMENTO INIZIALE – ha detto – ARRIVA LA VOGLIA DI FARE QUALCOSA PER LA NOSTRA TERRA. DOBBIAMO ESSERE UNITI PER COMBATTERE QUESTA PIAGA, PERCHE’ QUANTO E’ SUCCESSO A NOI NON SUCCEDA PIU’ A NESSUN ALTRO”.
Le testimonianze di Luciana e Veronica e quelle degli altri familiari delle vittime hanno colpito molto i ragazzi e creato una forte tensione emotiva. Inevitabile entrando dentro le storie di persone tranquille, normali, colpite perché non si erano piegate alle pretese dei criminali, alle loro regole di controllo del territorio o addirittura per errore o per caso. Come è stato per il giovane marito di CARMELA SERMINO, Presidente dell’Osservatorio per la Legalità in Campania, che venne freddato nella notte di Capodanno sette anni fa mentre era a tavola con la famiglia, una bimba di appena 14 mesi nella stanza vicina, perchè dal palazzo di fronte abitato da camorristi partì una raffica di pallottole contro il loro palazzo. Gli assassini di quella notte non sono stati identificati né puniti e Carmela aspetta ancora la verità. Ma da questo ha tratto la voglia e la forza di agire. “NON LASCIATECI SOLI A COMBATTERE CONTRO TUTTO QUESTO, DIFENDETE IL VOSTRO TERRITORIO, PERCHE’ DOBBIAMO ESSERE LIBERI. ANCHE DI FESTEGGIARE CAPODANNO”.
Una ferita per Ischia, oltre che per l’Italia, l’attentato al treno 904, la STRAGE DI NATALE DELL’84, è stata rievocata da ROSARIA MANZO, Presidente dell’Associazione delle Vittime, che ha ricordato il sacrificio della piccola FEDERICA TAGLIALATELA, di suo padre GIOACCHINO e lo strazio di chi è rimasto. Una strage su cui non è stata fatta ancora piena luce, nonostante i numerosi processi. Il prossimo è fissato a breve e vede imputato come mandante Totò Riina, perchè si trattò di una strage voluta e commissionata dalla mafia. “DOBBIAMO ESSERE CONSAPEVOLI DI CIO’ CHE OGNUNO PUO’ FARE OGNI GIORNO DIRETTAMENTE, SCEGLIERE DI DENUNCIARE LE ILLEGALITA’ DI ESSERE PRESENTI SUL TERRITORIO”.
Altra testimonianza forte è arrivata da EMILIO D’ANNA, che vive a Ischia da quando ha perso il padre, piccolo imprenditore edile ucciso dalla camorra perchè si era rifiutato di pagare il pizzo. Emilio e i suoi familiari hanno denunciato, vincendo la paura che pure avevano. “Vorrei perdonare – ha sottolineato – ma chi sta dall’altra parte non si redime, non ha mai chiesto perdono”. Ricordando l’impegno di tanti uomini dello Stato contro la criminalità e le leggi importanti fatte negli anni, D’Anna ha esortato a “DENUNCIARE QUANDO SI VEDE QUALCOSA CHE NON QUADRA, PERCHE’ NON ACCADA MAI PIU’”.
Interessante il contributo portato dall’onorevole SALVATORE MICILLO, dal cui impegno fuori e dentro il Parlamento è scaturito l’inserimento del reato ambientale nel codice penale, strumento fondamentale per contrastare e colpire crimini come quelli perpetrati nella Terra dei Fuochi. “E’ STATO UN PASSAGGIO EPOCALE NELLA STORIA DEL NOSTRO PAESE, DOPO TANTE VITTIME DEL CANCRO A CAUSA DELLE ECOMAFIE”.
La referente del presidio isolano, FILOMENA SOGLIUZZO, ha ricordato come è nata questa esperienza e ha ricordato l’iniziativa contro la povertà che Libera ha lanciato e sta portando avanti a livello nazionale. Ma accanto a quella, dovranno prendere forma e sostanza progetti e iniziative legati al territorio e alle sue necessità: “DOBBIAMO RIEMPIRE DI CONTENUTI IL PRESIDIO ISOLANO DI LIBERO, CON IL CONTRIBUTO DI TUTTI”. E un altro fondatore che molto si è speso per il presidio, EGIDIO FERRANTE, moderatore dell’incontro, ha informato sui primi segnali di esistenza del presidio ischitano, a cominciare dalla pagina Facebook, per proseguire all’indirizzo mail
ischia@liberacampania.it
Emozionante è stata la lettura da parte dei ragazzi del “Telese” di alcune poesie di PEPPINO IMPASTATO, altra vittima innocente della mafia. Poi la chiusura dell’incontro da parte del preside Sironi, nella sua qualità di “padrone di casa”. Una “casa” molto accogliente, che ha offerto ai tanti ospiti una degustazione della pasta di Libera, prodotta a Gragnano con la farina del grano coltivato nelle terre confiscate: i paccheri alla camorra, come li ha appropriatamente definiti Antonio D’Amore. Un altro segno concreto di ciò che può nascere dalla riscossa della società civile contro l’antistato della morte imposto dalle mafie.
5 febbraio 2016