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comuni La vertenza dei lavoratori Caremar non è cosa loro, la tutela dei diritti è affare di tutti
La vertenza dei lavoratori Caremar non è cosa loro, la tutela dei diritti è affare di tutti
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9 anni ago |

Foto Qui Ischia
Una metamorfosi indolore. Qualcuno, con una dose massiccia di ingenuità e sprovvedutezza, ci aveva pure creduto. Come chi si era spinto a immaginare perfino che la novità potesse rappresentare un progresso. Certo, si erano anche alzate delle voci per prospettare le implicazioni meno favorevoli di un processo che la politica bipartisan era pronta a sposare a occhi chiusi. Ma erano rimaste al margine, tacciate di essere poco realistiche e legate a schemi ormai sorpassati e superati dagli eventi. Meno di un anno più tardi, la privatizzazione della Caremar diventata realtà non si è rivelata affatto indolore. Né ha confermato le previsioni degli ottimisti ad oltranza. Su nessuno dei fronti possibili. Non su quello di una evoluzione del trasporto marittimo nel golfo, focalizzata sui diritti e le esigenze di quelli che da utenti sono diventati clienti. E tanto meno su quello dei diritti dei lavoratori, dove si sta conducendo piuttosto un’operazione di netta revisione al ribasso. Che agli addetti alle biglietterie ha servito il licenziamento in pieno periodo natalizio, mentre al personale di bordo ha regalato proposte drasticamente peggiorative, da accettare senza se e senza ma sotto la spada di Damocle della perdita del posto di lavoro.
Il passaggio al nuovo assetto, che era risultato senza scosse durante l’estate, momento clou del lavoro e del guadagno, con l’arrivo dell’autunno e via via con il trascorrere delle settimane ha finito con il confermare in pieno gli scenari meno rosei della vigilia, che alla fine si sono rivelati pienamente realistici. Semmai anche peggiori di quanto si era paventato. Come sta dimostrando soprattutto il grande arretramento in atto riguardo alle condizioni di lavoro e alla tutela dei livelli occupazionali. Che non è cosa loro, solo dei diretti interessati, estranea per tutti gli altri. Perché ogni passo indietro nel rispetto dei diritti e dei contratti nel mondo del lavoro contribuisce all’involuzione generale, colpisce e travolge le tutele dei singoli, quelle che connotano la civiltà di un Paese e di una comunità. Senza trascurare il particolare che le condizioni di lavoro non sono elemento – né parametro di valutazione – trascurabile, bensì costitutivo e distintivo della qualità dei servizi.
Perciò, da utenti, clienti, da cittadini non ci si può rifugiare nell’indifferenza anche in questo caso, limitandosi magari alle solite sterili lamentele “social” più o meno solitarie, ma rifiutandosi alla partecipazione e ad ogni contributo costruttivo ad evitare un’ulteriore involuzione del trasporto marittimo, in aggiunta alle carenze e defaillance che si rilevano ogni giorno sulle rotte del golfo.
Lunedì e martedì si annunciano due giornate di SCIOPERO DEI MARITTIMI CAREMAR e per l’occasione l’AUTMARE ha lanciato un’iniziativa mirata proprio ad aprire un confronto serio sulle questioni sollevate dai lavoratori. Peraltro, con voce sempre più flebile, perché la preoccupazione per il posto di lavoro è un deterrente fortissimo al prendere posizione, anche con l’adesione ad uno sciopero.
Dopo l’invito rivolto ai rappresentanti delle istituzioni regionali, dei Comuni isolani, ai pendolari e ai cittadini delle isole, si registra un nuovo messaggio di Nicola Lamonica per l’Autmare, in vista dell’appuntamento di lunedì: “Apprezzo la sensibilità e la solidarietà espressa da alcuni Sindaci nei confronti dei lavoratori Caremar oggi stressati da un’organizzazione lavorativa imposta dall’alto in dispregio delle normative vigenti; ma gli eventi e le cause dello sciopero mi dicono che qualcosa a loro sostengo in più si può e si deve fare per garantire il loro diritto al lavoro in uno alla continuità territoriale. Penso alla notizia di queste ultime ore del suicidio di un lavoratore Saremar in via di licenziamento e, pertanto, anche alle conseguenze di una privatizzazione che può assumere aspetti drammatici allorquando essa garantisce interessi padronali e non cura per niente quelli dei lavoratori nella svendita e negli atti notarili; e penso, anche, che il diritto costituzionale degli isolani alla continuità territoriale sia stato svenduto con faciloneria amministrativa da un Governatore ( parlo di De Luca ) che la subordina alla sensibilità ed interessi commerciali di un’Azienda. C’è motivo di confronto e di lotta. Di questo e di tanto altro ancora lunedì 15 febbr. 2016 parleremo a Porta di Massa attenti ad ascoltare e far tesosro delle ragioni di tutti in un confronto pubblico dove mi auguro si possa giungere a trarre delle conclusioni da offrire alla politica, in particolare a quella del Consiglio Regionale”.