Quei delfini che viaggiano sulla rotta tra Ischia e la foce del Tevere dietro le paranze

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Delfini – Foto ODO

L’hanno studiata con cura, prima di adottarla come rotta preferita. Non il solito giro attorno all’isola che si concedono normalmente tanti loro simili al mattino, dopo essere convenuti sotto al Castello in tempo per l’arrivo delle paranze cariche di pesce. Le paranze sono anche il loro punto di riferimento, ma su tutt’altro itinerario, più lungo, più impegnativo, più ardito. Quello che da Ischia li porta sulla scia delle barche da pesca locali fino a Gaeta e poi, da lì, al seguito dei pescherecci laziali fino al mare di Roma, alle secche di Tor Paterno o davanti alla foce del Tevere, a Fiumicino. Sono dei viaggiatori speciali, quegli eleganti tursiopi che hanno preso l’abitudine di nuotare oltre le acque casalinghe del Golfo di Napoli e ancora più a nord del mare altrettanto familiare delle Pontine. Tanto speciali da essere tra i protagonisti dei due principali progetti di ricerca di OCEANOMARE DELPHIS ONLUS, ovvero l’”Ischia Dolphin Project” e lo studio dedicato ai “Delfini capitolini”. Le fotoidentificazioni che consentono di riconoscere i singoli individui e di seguirli nei loro spostamenti hanno rivelato inequivocabilmente questa frequentazione delle acque romane da parte dei più ardimentosi delfini ischitani. Che forse, come sospettano i ricercatori di ODO, non disdegnano di spingersi ancora più a nord, verso l’arcipelago toscano. E dopo le prove offerte finora, nessuno si stupirebbe se dovesse veder emergere da quelle acque le loro pinne dorsali inconfondibili, che per i delfini sono come le impronte digitali per gli umani.

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Code di cetacei – Foto ODO

Sono 25 anni che i ricercatori di Delphis – dal 2010, dopo la fusione con l’altra grande associazione di cetologi,  Oceanomare Delphis - si dedicano senza soluzione di continuità a studiare le popolazioni di cetacei che vivono tra Ischia e Ventotene, in un tratto di mare che, proprio grazie alla loro opera, è stato conosciuto e accreditato a livello internazionale come il secondo santuario di mammiferi marini del Mediterraneo. Con la particolarità unica di presentare la maggiore diversità biologica anche rispetto al più famoso Santuario del Mar Ligure, visto che il nostro accoglie ben sette diverse specie di cetacei, compreso l’ormai rarissimo Delfino comune. Ciò che, con il contributo decisivo di Delphis, ha fatto sì che l’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” sia stata dotata di una ZONA D PER LA PROTEZIONE DEI CETACEI, che è un caso unico in Italia e nel Mediterraneo.

E la storia di Delphis, con l’impegno che  continua a profondere per la conoscenza e la tutela dei più intriganti abitatori del nostro mare, ha tenuto banco nella sessione mattutina della seconda giornata della “Scuola Scienza & Società 2016″ alla Biblioteca Antoniana di Ischia. Il racconto di CARLOTTA VIVALDI, accompagnato da splendide immagini, è riuscito a coinvolgere come non era affatto scontato il pubblico di giovanissimi, che hanno preferito stavolta i richiami sonori dei cetacei del mare di casa a quelli solitamente irresistibili di i-phone, tablet e affini. Un’occasione importante di divulgazione e informazione, soprattutto perché si è capito anche oggi che i ragazzi, prima, non ne sapevano molto dell’habitat marino intorno all’isola e delle sue straordinarie peculiarità.

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Il seminario del Sadoul – Foto Qui Ischia

Il seminario promosso dal Circolo Sadoul, con il Liceo Statale Ischia, l’Istituto Italiano per gli Studi filosofici e Città della Scienza, ha consentito inoltre di fare il punto sulla situazione delle popolazioni di cetacei presenti nel nostro mare. La relatrice, dopo aver parlato in generale dei cetacei, del loro fondamentale ruolo al vertice della catena alimentare nei mari e negli oceani e dei molteplici pericoli che li minacciano, si è soffermata dettagliatamente sulle presenze nel Golfo di Napoli, dove grazie alle presenza dei canyon sottomarini, in particolare il Canyon di Cuma, vi sono le condizioni più favorevoli non solo per il passaggio e la frequentazione assidua di vari specie di cetacei, ma anche per la loro presenza stabile. Testimoniata dall’osservazione di gruppi familiari, compresi cuccioli e neonati.

LA SITUAZIONE DEI CETACEI NEL SANTUARIO DEL CANYON DI CUMA

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capodoglio – Foto ODO

E’ il caso dei CAPODOGLI, che nel nostro mare sembrano godere tutto sommato di buona salute, anche se nel Mediterraneo (dove assumano  caratteristiche fisiche e comportamentali diverse dai loro simili atlantici) sono tra le specie a rischio di estinzione. Nel golfo ne sono stati identificati 80 esemplari di diverso sesso ed età. Risale al novembre scorso l’avvistamento di un gruppo di femmine con un cucciolo e, d’altra parte, anni fa fu segnalato e documentato anche un parto al largo di Punta Imperatore. Dei rari GLOBICEFALI, se ne conoscevano a Ischia 7 esemplari, uniti da legami familiari compresi alcuni giovani, a cui erano stati dati anche dei nomi tanto erano stanziali, ma da ormai sette anni non vengono più avvistati, per cui l’ipotesi più ottimistica e la speranza dei cetologi è che si siano trasferiti altrove. Ammonta a 63 individui, tutti identificati, la popolazione di GRAMPI, che però non si osserva con la frequenza di qualche anno fa. E poi ci sono gli esemplari di BALENOTTERA COMUNE, un’altra specie dichiarata “vulnerabile” (l’anticamera del rischio estinzione) nel Mediterraneo, segnalata come in regresso.

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Delfino comune – Foto ODO

Di DELFINI il mare di Ischia ne conta di ben tre specie diverse. Le più diffuse anche qui sono le STENELLE STRIATE, che sebbene segnalate come “vulnerabili” anch’esse, sono in crescita. Poi i TURSIOPI, che sono una specie molto adattabile, il che non sembra essere sufficiente a sottrarli alla dichiarazione di vulnerabilità, visto che sono ovunque in diminuzione. A Ischia si trova una popolazione al di sopra dei 100 individui. E veniamo alla specie in estinzione, ormai ridotta al lumicino, il DELFINO COMUNE, un tempo il più diffuso nel Mare Nostrum. A Ischia, unica popolazione sopravvissuta in Italia, ne erano stati identificati 98 esemplari, che erano il fiore all’occhiello del nostro Santuario. Purtroppo, però, l’ultimo avvistamento di un gruppo di “Delphinus delphis” risale al dicembre 2014, che è un segnale decisamente preoccupante.

IL WORKSHOP INTERNAZIONALE DI APRILE A ISCHIA

Proprio in considerazione del ruolo che Ischia ha giocato e forse potrà ancora giocare nella salvaguardia di Delfino comune, promossa da Oceanomare Delphis, si svolgerà sulla nostra isola dal 13 al 15 aprile un WORKSHOP INTERNAZIONALE SUL DELFINO COMUNE, con la partecipazione dei maggiori studiosi della specie a livello mondiale. Speriamo che nel frattempo il gruppo “residente” sia stato riavvistato nel nostro mare. Dove il “Jean Gab” di Oceanomare Delphis continua la sua preziosa attività scientifica anche in questo periodo, nonostante il vergognoso ritiro del finanziamento che l’Area Marina Protetta aveva riconosciuto per due inverni e che, invece, è stato erogato solo a metà.

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