Una mattina al Fondo dell’Oglio

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Foto Laura Mattera Iacono

LAURA MATTERA IACONO

“Non irrigidirti, non aver paura”. Mi incoraggia sempre così il mio esperto quando il sentiero si fa ripido. Eh già …  io mi affido ad esperto personale per le mie escursioni.  In effetti non è mai consigliabile avventurarsi da soli nei nostri boschi. Non che ci siano pericoli. Il rischio piuttosto è quello di perdersi. I cartelli segnaletici mancano quasi del tutto, i sentieri – ahimè – sono trascurati.  E la vegetazione che cresce in continuazione, determina un cambiamento costante dei luoghi. Pertanto le cartine o gli indizi che si riscontrano sul web non potranno mai essere precisi. Meglio affidarsi a qualcuno che conosca bene i luoghi.

Per la verità,  il motivo principale per il quale io devo affidarmi ad un esperto è un altro. Ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano. Non mi mettono in ansia tanto le salite, che pure sono faticose. Pian pianino e con un pizzico di allenamento, una salita si può pure affrontare. Il problema per me sono le discese, soprattutto se ripide. Ho sempre la sensazione di non riuscire a dominare il passo, di perdere il controllo, di scivolare giù,  di precipitare. E di qui … scatta l’ansia. Eppure, frequentando i boschi, ho capito che qualcosa si può anche imparare. “Non aver paura – mi dice sempre l’esperto – se hai paura non ce la fai!” Ecco, appunto, la prima cosa è rilassarsi. Poi si potrà imparare a posizionare bene il piede sul terreno.

Avevo una gran voglia di andare al Fondo dell’Oglio. Non so se ne avete mai sentito parlare. E’ il cratere che è letteralmente abbracciato dal Bosco della Maddalena. Qualche volta dal sentiero in alto avevo provato a guardare giù … “Mio Dio, non ce la farò mai!”. “Si può, si può”, mi diceva l’esperto. Ma di fronte alla mia resistenza, aveva rinunciato. Un giorno però, è riuscito a scovare un sentiero che degrada dolcemente verso il basso. “Dai, vieni, da qui ce la farai”. Ho avuto fiducia e pian piano abbiamo cominciato la discesa. Era una bella mattina di agosto. L’avventura è stata davvero emozionante.

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Foto Laura Mattera Iacono

Fin dai primi passi avverto qualcosa di strano. I pini lasciano qui il posto a schiere fittissime di lecci che si intrecciano e a malapena lasciano trapelare la luce. Intanto il caldo umido aumenta al punto che in certi momenti sento mancarmi l’aria. Arrivati giù al cratere, l’emozione è straordinaria. Proprio al centro, un albero con le radici esterne. Sembra piombato lì chissà come, magari da un altro pianeta. Rimango impietrita a guardarlo. A un certo punto però sento il bisogno di alzare lo sguardo verso l’alto. Le imponenti pietre laviche coperte di vegetazione mettono i brividi. Avverto sensazioni contrastanti: vorrei rimanere lì, vorrei scappare via. Il luogo è trascurato, eppure rimane di una incredibile bellezza.

Dopo un po’ ricominciamo la salita. Arrivati in alto, il mio esperto mi indica qualcosa. “Guarda lì”. Tra la vegetazione spicca una lapide. E’ un ricordo. Tiro fuori la macchina fotografica. Poi la ripongo. No, meglio di no. Lasciamo che sia il bosco a conservare la memoria.

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