di LAURA MATTERA IACONO
Dalla Chiesetta del Cretaio, proseguendo sulla strada asfaltata verso Fiaiano, si raggiunge facilmente il luogo da cui si snodano i due sentieri che conducono a Piano S.Paolo e a Buceto. Lungo la strada comincia a far capolino il Castello. Credetemi: è davvero difficile trovare le parole giuste per descrivere il panorama. Accontentatevi di sapere che siamo tra l’azzurro del mare e il verde delle colline.
Ed ecco, proprio di fronte al maneggio, i due sentieri sono perfino indicati da cartelli. “Andiamo di qua”, mi dice il mio esperto. “Perché? L’altro sentiero sembra più fattibile”, gli rispondo contrariata. Lui di rimando: “All’inizio è fattibile, poi però ci sono gradoni impegnativi. Quello è un sentiero più adatto alla discesa”. Mi arrendo, lui conosce bene i luoghi. E così cominciamo la salita. E’ il periodo di Ferragosto di qualche anno fa. Non c’è nessuno in collina, il caldo è asfissiante, turisti e Ischitani preferiscono il mare o magari il riposo dopo i bagordi notturni. Il silenzio è interrotto solo di tanto in tanto da un fruscio: una lucertola che scappa o il venticello che accarezza le foglie. All’inizio della salita, a gradoni dolci, il caldo è insopportabile, il sudore sgorga. Poi però, mano a mano che si sale, il verde ti protegge, ti coccola, ti avvolge. E l’aria si fa più respirabile. Tutt’intorno la vegetazione è fittissima. Alberi e piante avrebbero bisogno di cure. Qui e lì vedi i resti di qualche panchina distrutta. Un tempo – agli inizi degli anni Novanta – la zona era stata curata, i sentieri erano ben tracciati, erano stati posizionati panchine e tavoli per godere del giusto riposo al fresco degli alberi. Poi, tutto è stato abbandonato. Ma preparatevi, amici lettori, perché il peggio deve ancora arrivare.
Di tanto in tanto chiedo al mio esperto: “Quanto manca?”. E lui tranquillo: “Non preoccuparti di quanto manca, pensa piuttosto a tutta la strada che già abbiamo fatto”. Uhm … è un modo per essere positivi.
A un certo punto arriviamo in una zona in cui sembra che la salita sia terminata. Eppure il mio esperto si fa nervoso e preoccupato. “Dai, adesso dobbiamo passare in fretta”. Sto per chiedergli qualcosa, ma lui mi tira per un braccio. “Non fare domande, muoviti”. Per la verità non riesco a vedere pericoli di sorta. Alla nostra sinistra sorge un casotto, alla nostra destra una cava, ma al centro il sentiero è abbastanza largo e agevole… Dopo qualche passo quasi di corsa, il mio esperto si ferma. “Non noti niente di strano?” No! “Guarda bene” E mi indica delle fessure. “Qui tutto sta crollando. Sotto è vuoto, se non si interviene subito, di qui non si potrà più passare”. Effettivamente a ben guardare, le fessure sono impressionanti. “Il casotto che vedi lì, è il punto di raccolta dell’acqua che proviene dalla fonte. L’acqua corrode, e se a questo aggiungi le piogge, la mancanza di cura … “ Non ha bisogno di concludere la frase. Intanto proseguiamo verso Piano S. Paolo che ormai non dista molto. E però, amici lettori, per oggi voglio fermarmi qui. La prossima volta vi porterò senz’altro a Piano S. Paolo e poi a Buceto.
Da quella passeggiata è trascorso un po’ di tempo. Oggi da lì non è più possibile passare. Per arrivare alla meta bisogna procedere per altri sentieri certo meno agevoli. Quella zona è praticamente inaccessibile.
Le foto che vedete risalgono a un paio di anni fa. Mi pare già di sentire qualche rimbrotto: “Così si denigra Ischia!”. Permettetemi una domanda: chi denigra Ischia? Quelli che raccontano? O piuttosto quelli che si coprono gli occhi e fanno spallucce? Ditemi voi!