Home
Ambiente Il Workshop sul Delfino comune, parte da Ischia la rete dei gruppi di ricerca nel Mediterraneo
Il Workshop sul Delfino comune, parte da Ischia la rete dei gruppi di ricerca nel Mediterraneo
Posted about
9 anni ago |
Foto Qui Ischia
Sedici mesi. Tanto tempo è passato dall’ultimo avvistamento nelle acque che sono diventate note a livello internazionale anche grazie alla loro presenza. Ma è dal dicembre 2014 che del gruppo di delfini comuni che vivevano al largo di Ischia si sono perse le tracce. I ricercatori di Oceanomare Delphis che li studiavano da anni, che li avevano identificati uno a uno, che tanto impegno avevano riservato ad approfondire i loro comportamenti, relazioni sociali e spostamenti hanno comunicato ieri questa notizia durante il 1° WORKSHOP INTERNAZIONALE SUL DELFINO COMUNE, che si è concluso oggi a Lacco Ameno, dopo due giorni di lavori molto intensi presso l’Albergo della Regina Isabella. Un’occasione preziosa per fare il punto sulla ricerca relativa all’unica specie di delfino, delle tre presenti nel Mediterraneo, da tempo inserita tra quelle a rischio della Lista Rossa dell’IUCN. E la scomparsa (per ora, almeno) anche dalle acque isolane è un altro preoccupante segnale di regresso, che si accompagna ai numerosi evidenziati in questi ultimi giorni dagli studiosi convenuti a Ischia da diversi Paesi d’Europa e del Mediterraneo, su iniziativa di OCEANOMARE DELPHIS ONLUS, in collaborazione con OCEANCARE (Svizzera) e BIOLOGICAL CONSERVATION RESEARCH FOUNDATION (Malta).
Si saranno anche allontanati dal nostro mare, ciò nonostante la nostra isola si è confermata anche in questo seminario internazionale come un punto di riferimento irrinunciabile negli studi sul Delfino comune (Delphinus delphis), a livello mediterraneo e mondiale. Merito della continuità che è stata assicurata dalla fine degli anni ’90 da Delphis ora Oceanomare Delphis nel monitoraggio delle popolazioni di cetacei residenti o di passaggio nel tratto di mare corrispondente al Canyon di Cuma. Più di quindici anni di ricerca in un sito non rappresentano una situazione tanto usuale e frequente e lo ha dimostrato la quantità e qualità di dati e di informazioni con cui il gruppo impegnato su Ischia ha contribuito al Workshop. Negli anni, grazie agli avvistamenti dal veliero “Jean Gab”, Delphis ha identificato 97 delfini comuni, ovvero una popolazione abbastanza consistente rispetto alle altre conosciute e studiate nel Mare Nostrum. Tanto più che essa comprendeva esemplari di diverse età e 25 femmine. E ne ha seguito le vicende fino un anno e mezzo fa, come ha spiegato BARBARA MUSSI nella sua relazione, che ha evidenziato il ruolo essenziale di Ischia nella ricerca su Delfino comune lungo le coste tirreniche. Ed è stata Mussi, alla luce della mancanza di avvistamenti, a dichiarare “in declino” anche la popolazione dell’isola d’Ischia, peraltro molto nota nel mondo scientifico.
Foto Qui Ischia
E un altro contributo importante al confronto e alla riflessione dei partecipanti al Workshop è venuto dall’altra ricercatrice di Oceanomare Delphis, DANIELA SILVIA PACE, che ha illustrato tutti gli aspetti e le caratteristiche della fotoidentificazione dei singoli animali, una metodologia, che si avvale di tecniche e attrezzature costantemente migliorate, utilizzata da molti anni a Ischia, ragione per cui si dispone di una documentazione fotografica molto vasta e di lunga data. Ed è stato grazie alla possibilità di conoscere e riconoscere i singoli componenti della popolazione di delfini ischitani che ne è stata via via stimata la consistenza e ricostruita la struttura sociale, che sono state approfondite le interazioni tra singoli e gruppi e anche con le altre due specie di delfini (tursiopi e stenelle a cui non di rado si accompagnano). E inoltre sono stati seguiti movimenti e migrazioni. Così, sono state fatte alcune scoperte significative sui comportamenti di questi cetacei.
I DELFINI ISCHITANI GRANDI VIAGGGIATORI
Uno dei delfini identificati a Ischia nel 2006, nel 2007 è stato riconosciuto nel Mar Ligure e poi è stato riavvistato a Ischia sia nel 2020 che nel 2011. Dunque, ha viaggiato per ben 600 chilometri all’andata e al ritorno, a riprova che i delfini comuni si muovono in territori molto vasti. E l’isola d’Ischia è parte integrante del network di località toccate da questi animali nei loro viaggi in questo settore del bacino mediterraneo.
Il workshop ischitano è stato utile momento di scambio di dati, informazioni e di sistemi e metodi di lavoro tra rappresentanti di gruppi di ricerca attivi, oltre che nel nostro Paese, anche in Algeria, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Libia, Malta, Marocco, Regno Unito, Slovenia, Svizzera, Tunisia e Turchia. Ed ha confermato quanto sia essenziale una rete tra i diversi centri di ricerca e una condivisione delle informazioni man mano acquisite, sia per ampliare la conoscenza del Delfino comune sia per elaborare proposte utili alle strategie di tutela, che sono indispensabili per cercare di assicurare un futuro ad una specie in grande sofferenza, che è tra presidio di biodiversità e tra gli indicatori fondamentali dello stato di salute del mare e del Mediterraneo in particolare.
REGRESSO COSTANTE DA UNA SPONDA ALL’ALTRA DEL MEDITERRANEO
Il regresso non riguarda solo Ischia, purtroppo, ma tante altre realtà. Alcune popolazioni di delfini comuni, come quella di Kalamos in Grecia, studiata nei primi anni 2000 come Ischia, nel frattempo è scomparsa e sono in sofferenza altre nei mari della Grecia. Dallo Ionio all’Egeo. Nel Golfo di Trieste e lungo le coste di Slovenia e Croazia, dove erano diffusissimi, dalla fine degli anni ’70 ad oggi sono diventati rarissimi, tanto che si osservano anche esemplari solitari o insieme a stenelle e tursiopi. Il declino è evidente anche lungo la costa francese, dalla Riviera fino al Mar Ligure, dove erano comunissimi fino a pochi decenni fa. E una certa riduzione si è notata anche nel Mar di Alboran, in prossimità dello Stretto di Gibilterra, dove si stanno studiando i possibili effetti del cambiamento climatico.
Tanti e diversi sono i motivi di questo declino, che variano anche da zona a zona: la riduzione degli stock di pesce, soprattutto il pesce azzurro (molti studi riguardano la dieta dei delfini), la pesca intensiva, il traffico navale, l’inquinamento chimico (in cima alla lista dei nemici la presenza di PCB) e acustico, il cambiamento climatico e la variazione di temperatura del mare. Tutti aspetti che richiedono ancora un grande studio, che copra in modo sempre più capillare l’intero Mediterraneo. Comprese le zone finora meno indagate. Come il Nord-Africa. A Ischia sono arrivati i primi dati da lavori recenti in Libia e in Tunisia, e altri sono in corso in Egitto e a Cipro.
Foto Qui Ischia
MA NON POSSIAMO ASPETTARE I DATI PER AGIRE, è uno dei messaggi del Workshop ischitano. C’è bisogno che gli accordi internazionali già in essere per la tutela dei cetacei (ACCOBAMS in primis) si traducano in azioni concrete nei diversi habitat, dove si gioca anche il destino di altre specie marine. Ma la strada è lunga e difficile e a dimostrarlo ci sono gli ostacoli enormi con cui devono misurarsi quasi tutti i gruppi di studio in Italia e all’estero. A cominciare dalla scarsità di fondi destinati alla ricerca sui cetacei dai governi nazionali e dall’Europa, che fissano scadenze e buoni propositi sulla carta, ma non operano di conseguenza nella realtà. La stessa MARINE STRATEGY concordata in seno all’Unione Europea, che fissa gli obiettivi da raggiungere, è ancora poco più di una scatola vuota di azioni concrete e di iniziative appropriate. Con l’aggravante di uno sporadico e insufficiente coinvolgimento dei centri di ricerca, che invece dovrebbero essere i partner naturali dei governi per dare sostanza agli accordi internazionali e agli obblighi che ne derivano.
Un motivo in più per diffondere i risultati dai lavori di questo primo Workshop sul Delfino comune del Mediterraneoo, che saranno prossimamente pubblicati in un numero speciale della rivista scientifica Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems. Intanto saranno divulgati nella conferenza stampa, che si terrà lunedì 18 aprile alle 12:30 presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn, nella Villa Comunale di Napoli.