Archiviata la donazione di domenica scorsa, nessun segnale è più arrivato da parte dell’Asl Na2 Nord. Nè tanto meno quei chiarimenti auspicati che l’Azienda di Monteruscello-Frattamaggiore dovrebbe doverosamente fornire, in merito alla sua posizione sull’incredibile situazione che si è creata a Ischia. Tanto più significativa e interessante (e tale dovrebbe essere per la stessa direzione aziendale) considerato che in tutta la Na2 Nord non è operativa nessun’altra Unità di Raccolta Sangue, a parte quella ischitana. Perciò, quest’ultima sarebbe stato lecito aspettarsi potesse svolgere una funzione da apripista rispetto alla creazione di altre realtà simili in terraferma, e non fosse invece sacrificata, senza nessuna remora, sull’altare del risparmio (fasullo). Anche a costo di tagliare un servizio di fondamentale, vitale importanza, peraltro attivo anche dal punto di vista economico, benchè a Monteruscello-Frattamaggiore glissino su questo aspetto, tutt’altro che secondario, di una vicenda gestita in modo sempre più sorprendente. E non in positivo.
E’ effettivamente stupefacente – e inquietante – che una realtà enorme per dimensioni (tutta la provincia a nord di Napoli, ben 32 Comuni) e per popolazione (oltre un milione di abitanti), con quattro ospedali nel suo territorio più il presidio di Procida, non disponga di alcun servizio strutturato di raccolta del sangue, fatta eccezione per quello che si sta cercando di smantellare sulla nostra isola. Dunque, da quando è nata la grande Asl Na2 Nord dalla fusione tra le ex Na2 e Na3, nè il grande complesso ospedaliero “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli, nè gli ospedali di Giugliano e di Frattamaggiore accolgono una Unità di Raccolta Sangue con un sistema programmato di donazioni periodiche e con l’apporto di un volontariato abituale organizzato. Una carenza seria, tanto più in una regione che ha raggiunto da pochi anni l’autosufficienza nella produzione di sangue ed emoderivati e che fatica a conservarla nel tempo. Ma com’è possibile che in una realtà, come quella campana, che ha tanto bisogno di incrementare la raccolta di sangue, una delle maggiori Asl possa permettersi il lusso (sic!) di non partecipare al perseguimento di questo obiettivo fondamentale, indicato come tale anche a livello nazionale, rinunciando a sfruttare tutte le sue possibilità e potenzialità?
Fino ad oggi, il contributo dell’Asl di Monteruscello-Frattamaggiore alla grande causa della donazione e raccolta sangue si è identificato esclusivamente con i risultati delle donazioni periodiche organizzate dall’Unità di Raccolta Sangue costituita presso l’ospedale “Rizzoli”, frutto di un accordo con l’Advs-Fidas e con il Simt (Servizio di medicina trasfusionale ed immunoematologia) del “Cardarelli”, che è il riferimento a livello regionale. Di conseguenza, i dati delle raccolte annuali effettuate nell’Azienda sono completamente sovrapponibili a quelli registrati a Ischia: 704 sacche nel 2011, 680 nel 2012, 676 nel 2013 e 264 in questo primo quadrimestre del 2014.
Senza dubbio un buon bilancio, considerato in relazione al microcosmo ischitano, tanto più valutando le difficoltà crescenti in cui si è operato negli ultimi mesi e, a causa dei problemi organizzativi di responsabilità dell’ospedale, dell’impossibilità di forzare sulla leva della promozione e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica isolana da parte dell’Advs-Fidas. Che ha dovuto accantonare progetti e iniziative dinnanzi al rischio che le raccolte periodiche non potessero svolgersi o dovessero effettuarsi a scartamento ridotto. Come è effettivamente accaduto negli ultimi mesi, fino all’ultima donazione, svoltasi solo per l’impegno e il senso di responsabilità dell’Advs, lo spirito di servizio di alcuni operatori e la grande risposta di civiltà dei donatori.
Da un punto di vista più generale, invece, guardando cioè all’intera Asl e al suo gigantismo, si tratta di un bilancio decisamente misero, nettamente sottodimensionato con ben tre ospedali privi di una minima raccolta organizzata. Un vero fallimento per l’Azienda di Monteruscello-Frattamaggiore, di cui l’attuale dirigenza dovrebbe farsi carico, cercando almeno di recuperare ciò che non si è realizzato fino ad oggi. Per dare un contributo all’altezza dei suoi numeri e delle sue possibilità alla causa della raccolta del sangue in Campania.
Incredibilmente, sta accadendo tutto il contrario. Invece, di preoccuparsi di estendere l’esperienza ischitana ai nosocomi del suo territorio in terraferma (proposte in tal senso partite da Ischia, sarebbero state in passato rigettate), l’Azienda sta tagliando l’unica Unità di Raccolta esistente, che è quella sull’isola. Perchè al di là delle dichiarazioni d’intenti della direzione sanitaria del “Rizzoli”, l’unico dato oggettivo è il disimpegno operativo dell’ospedale e dell’Asl, con una motivazione che lascia basiti – e non solo perchè non concorderebbe con la normativa vigente – ovvero che si può rinunciare al servizio di donazione, giacchè non sarebbe catalogabile tra i Lea, i Livelli essenziali di assistenza. In sostanza, l’Asl ritiene di non essere tenuta ad investire neppure un euro rispetto ad un programma di raccolta sangue, ancorchè unico nel suo territorio e di relativamente modesta entità. Insomma, il colmo dei colmi!
Intanto, però, con le sacche generosamente donate dai volontari ischitani in tutti questi anni e grazie al contributo professionale che medici e paramedici hanno prestato e che l’Asl da tre anni non paga, l’Azienda di Monteruscello-Frattamaggiore ha ottenuto molteplici vantaggi a costo zero. Innanzitutto, il valore di quel sangue, lavorato e utilizzato dal Simt del “Cardarelli”, è servito a ridurre la notevole esposizione debitoria della Na2 nei confronti dell’Azienda ospedaliera napoletana. E poi in virtù del contributo attivo ai suoi approvvigionamenti, in questi anni quanto meno il “Rizzoli” ha sempre potuto contare su un’ottima collaborazione con il “Cardarelli” per il reperimento del sangue e degli emoderivati di cui ha avuto bisogno. Questo sì un bilancio altamente positivo. Ottenuto malgrado l’assenza, se non il disinteresse, dell’Asl.
Così, la posizione dell’Azienda di Monteruscello appare a dir poco paradossale. E la mancanza di un minimo di attivismo nel cercare una soluzione efficace e tempestiva alla situazione che si è concretizzata a Ischia, testimoniata dall’assordante silenzio degli ultimi giorni, lascia sempre più sconcertati.