Scienziati di chiara fama e nuovi progetti, i “vents” di Ischia sono un riferimento mondiale

Castello fumarole di CO2 Foto B. Iacono Archivio BEG-SZN

Castello fumarole di CO2 Foto B. Iacono Archivio BEG-SZN

Nell’autunno 2014,  tutto  il mondo scientifico scoprì che NEL MARE DI ISCHIA, oltre a quello già notissimo sotto al Castello Aragonese, erano presenti ALTRI QUATTRO VENTS, ovvero siti  subacquei caratterizzati da emissioni di anidride carbonica. Accadde quando sul notiziario della Società Internazionale di Biologia Marina fu pubblicata una comunicazione di MARIA CRISTINA GAMBI del Laboratorio di Ecologia del Benthos della Stazione Zoologica di Napoli, che presentava quegli altri “possibili laboratori naturali per lo studio dell’acidificazione e cambiamento climatico a mare”. La notizia suscitò subito un notevole interesse, ma nessuno avrebbe potuto immaginare allora che quell’attenzione si sarebbe tradotta in tanto significative collaborazioni come quelle che si sono andate poi concretizzando. Anche nelle ultime ore, perchè è di ieri la notizia di un nuovo progetto della TOTAL FOUNDATION relativo a quei siti, mentre è in pieno svolgimento il progetto finanziato dal NATIONAL GEOGRAPHIC AMERICA e prosegue la partnership con la STANFORD UNIVERSITY.

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Il professor Enric Ballesteros _ Foto Qui Ischia

Proprio in questi giorni è in corso un’intensa attività nei quattro nuovi “vents” ischitani, a cura dell’équipe del Laboratorio del Benthos guidata dalla dottoressa Gambi, con la partecipazione straordinaria di scienziati di fama mondiale, giunti a Ischia proprio per lo studio di quei siti. C’è il grande ENRIC BALLESTEROS, che ieri Gambi ha definito “il Biologo marino” per eccellenza. Già professore all’Università di Barcellona, attualmente ricercatore presso il Centro Studi Avanzati di Blanes in Spagna, tra i più grandi esperti al mondo di macroalghe, ma anche ottimo conoscitore di tutti gli aspetti attinenti all’ambiente marino e autore dell’elaborazione di indici di qualità ambientale recepiti dalla Marine Strategy europea. Oltre che collaboratore del National Geographic, che poi è il motivo che lo ha portato a  Ischia. Dopo una visita l’anno scorso per prendere confidenza con i siti da studiare, in questi giorni Ballesteros è tornato e si sta immergendo nelle aree di studio, per contribuire con la sua esperienza e la sua straordinaria conoscenza degli organismi marini al censimento delle forme di vita presenti nei siti acidificati. Uno degli aspetti da approfondire in vista delle pubblicazioni scientifiche che dovranno essere prodotte per il progetto del National Geographic. Insieme a immagini di altissima qualità per realizzare servizi fotografici e documentari, che poi saranno distribuiti a livello mondiale.

Altra presenza di primo piano a Ischia in questi giorni è quella di JEAN PIERRE GATTUSO, uno degli antesignani delle ricerche sull’acidificazione, di cui è il maggiore esperto mondiale. Per lui si tratta della prima visita sulla nostra isola, dove ha accettato subito di venire con inaspettato entusiasmo, perchè finora aveva studiato il fenomeno solo in laboratorio, mentre qui ha la possibilità di farlo direttamente in mare, in diversi laboratori naturali. A rendere possibile questa collaborazione è l’accordo concluso con la Total Foundation, che finanzierà gli studi sui “vents” ischitani per due anni e mezzo, a partire dall’autunno, quando sostituirà come principale partner finanziatore il National Geographic.

Dulcis in fundo, ad accompagnare questo percorso di ricerca per tutta la sua durata, sarà il gruppo della Stanford University, presente in questi giorni con alcuni dottorandi e con la professoressa FIORENZA MICHELI, responsabile del progetto di “virtual reality” che è anch’esso tuttora in corso nei siti acidificati del mare di Ischia.

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La “vullatura” – Foto SZN

Questi ultimi si stanno rivelando una opportunità  straordinaria per il mondo scientifico. In nessun altro luogo, tra quelli in cui in varie parti del pianeta si stanno portando avanti studi sull’acidificazione in ambiente marino, vi sono le condizioni che si sono create a Ischia dopo l’identificazione di questi altri laboratori naturali, in aggiunta a quello “storico” del Castello. Si tratta, infatti, di emissioni di CO2  con caratteristiche diverse e anche in habitat diversi, seppure concentrati in un’area limitata e lungo una stessa direttrice, che poi sostanzialmente corrisponde ad una faglia sottomarina. Si va dalla  VULLATURA, davanti alla Spiaggia della Mandra, con grosse bolle che salgono verso la superficie da una profondità dai 6 ai 3 metri, tra una rigogliosa e antica prateria di Posidonia, all’unico “vent” in grotta conosciuto,  all’interno della GROTTA DEL MAGO. Da CHIANE DEL LUME,  un’ampia radura sabbiosa tra la Posidonia dove le bolle sono piccole e continue dall’effetto effetto simile allo “champagne”  alla SECCA DELLA MADONNINA, sostrato coralligeno ad una profondità notevole tra i 36 e i 48 metri.

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Al lavoro sui siti – Foto Qui Ischia

In tutti i siti sono già stati installati dai ricercatori, in collaborazione con Pietro Sorvino e Marco Illiano, dei Phmetri, apparecchi che servono per rilevare i valori del Ph dell’acqua, che sono fondamentali per lo studio dei livelli di acidificazione e sta procedendo il censimento, centimetro per centimetro, di tutte le forme di vita animali e vegetali, di cui vengono anche verificate la densità e le condizioni. Un lavoro lungo e impegnativo, che richiederà osservazioni e verifiche nel tempo, così come sta avvenendo con continuità ormai da otto anno sotto al Castello.

E nel frattempo Ischia è diventata un punto di riferimento irrinunciabile per la ricerca scientifica a livello internazionale.

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