Altro che benvenuto al parco, gli ingressi della Pineta Mirtina sono un invito a non entrare!

IMG_0071Indecente! E’ il primo aggettivo che si presenta alla mente davanti agli ingressi della Pineta Mirtina, il degno antipasto del degrado di arredi e strutture che si troverà poi all’interno. Un primo impatto che invece di invitare ad entrare, sembra raccomandare di tenersi rigorosamente fuori dal parco pubblico. Cioè tutto il contrario di come dovrebbero andare le cose in un paese normale. Tanto più nella “città” d’Ischia dalla vocazione turistica sempre più tradita. Dove non si riesce neppure a garantire un minimo di presentabilità agli attrattori principali sul territorio. Un deficit di manutenzione, uno dei tanti. Ma anche la spia di un problema di gestione grosso come una casa, da parte di un Comune incapace di occuparsi anche delle minuzie, figuriamoci del resto.

I cancelli della Mirtina sono un inno all’assenza, cronica, di cura del patrimonio collettivo. Sia quello su via Mirabella che l’altro all’entrata principale di via Antonio Sogliuzzo sono ridotti a un ammasso sempre più informe di ruggine. Dell’ultimo strato di vernice verde, che rischia di passare alla storia tanto è remoto nel tempo, non restano che poche tracce sbiadite, quanto è stato finora risparmiato dalla corrosione che sta divorando il ferro, ghirigori artistici compresi. Una distruzione che avanza veloce e che già da parecchio impedisce la completa apertura del cancella di via Sogliuzzo, una metà del quale è ormai inchiummata e non si muove più.

Proprio davanti alla parte “fissa”, ha avuto modo di crescere alto un bel ciuffo di erbacce, a completare lo spettacolo indecoroso offerto con generosità agli sguardi non tanto degli ischitani abituati, ma piuttosto dei tanti turisti che sarebbero autorizzati ad aspettarsi ben altro benvenuto nel centralissimo parco pubblico, che dovrebbe essere vanto di Ischia e dell’isola intera per il suo assoluto valore naturalistico. E che dire della presenza, sempre sul cancello di via Antonio Sogliuzzo, del pezzaccio di legno utilizzato fino a qualche tempo fa come supporto per l’avviso con gli orari di apertura della pineta? Quelle indicazioni se le sono portate via le intemperie e non si è più ritenuto (sic!) di doverci sprecare neppure un misero foglio A4 con una pellicola per tentare di preservarlo dalla pioggia. Ma pure il pezzaccio di legno si è infradiciato e adesso dà il suo contributo allo schifo complessivo.

La domanda semplice semplice che un passante si pone é: possibile che chi apre e chiude quei cancelli non abbia neppure i compit(in)o di tenere puliti  e decorosi gli ingressi? Che ci vuole a “scippare” le erbacce man mano che crescono e a rimuovere quel legnaccio che non serve più? Magari non sarà previsto dal mansionario, ma si potrebbe supplire con un gesto spontaneo, per nulla faticoso, che non costa nulla, tanto per fare una piccola cosa per il proprio paese, per evitargli ed evitarci a tutti una figura di niente. O no?

E quanto potrà costare per ognuno dei tre ingressi un cartello nuovo, con l’indicazione degli orari di apertura e chiusura non scritta a penna, ma decente e resistente all’acqua? La Città d’Ischia non può permettersi neppure questo, nonostante gli 800mila euro della tassa di soggiorno? Ci volesse una questua in piazza tra i cittadini per una cosetta del genere?

E non ne parliamo di una pitturata dei cancelli, tanto per coprire le miserie attuali. Meglio che continuino ad andare in malora, che la ruggine completi l’opera sotto gli sguardi sbalorditi dei forestieri. Ci penseranno i milioni europei a far tutto nuovo. Per ricominciare daccapo il ciclo. Della distruzione e della vergogna.

 

 

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