Una marea umana è scesa in piazza a Ischia, tutti uniti in difesa del Diritto alla Salute

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Una marea umana. Colorata, entusiasta, solidale, appassionata, convinta, determinata. Uomini e donne di tutte le età, arrivati da ogni angolo dell’isola con gruppi, associazioni, parrocchie, famiglie, anche con bambini al seguito, per dire un grande, gigantesco NO ad ogni taglio e ridimensionamento dei servizi in ospedale e sul territorio; per rivendicare per gli abitanti dell’isola e i nostri ospiti forestieri lo stesso DIRITTO ALLA SALUTE, che la Costituzione della Repubblica riconosce ad ogni suo cittadino; per chiedere risposte concrete e soluzioni alle carenze croniche e alla criticità in serie che affliggono l’unico, indispensabile, irrinunciabile ospedale isolano.

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Migliaia di persone. Come se n’erano viste solo un’altra volta sfilare per le vie di Ischia, più o meno in questa stessa stagione, ventitrè anni fa, quando le leggi nazionali e le decisioni regionali sembravano portare dritto dritto alla chiusura del nostro “Rizzoli”. SULLA SANITA’, SULLA SALUTE LORO, DEI LORO FIGLI, DEI LORO VECCHI, GLI ISCHITANI HANNO DIMOSTRATO OGGI COME ALLORA CHE NON SONO DISPOSTI A CEDERE DI UN PASSO. CHE NON FARANNO SCONTI ALLA POLITICA A NESSUN LIVELLO. A cominciare da quello degli amministratori locali, per arrivare a quello dei governanti regionali e nazionali, per le rispettive responsabilità nell’assicurare a Ischia come a Procida i LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA garantiti in terraferma.

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Un corteo enorme. Che ha invaso pacificamente la litoranea tra Casamicciola, con la partenza da piazza Marina all’ospedale, facendo il giro lungo per via Casa pera, la chiesa di San Gioacchino e Sant’Anna, fino in via Fundera, fuori all’ospedale oggetto principale della mobilitazione. Quell’ospedale dal cui corretto funzionamento e dalla cui efficienza dipendono le nostre vite dodici mesi all’anno, per 365 giorni, h24. Anche quando è inverno, c’è burrasca e le condizioni meteo sono proibitive. Quando i mezzi navali non possono prendere il

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mare e gli elicotteri non possono volare per effettuare i trasferimenti negli ospedali continentali. Perchè questo è il contesto che rende del tutto peculiari i bisogni degli abitanti delle isole, anche se a Monteruscello e a Napoli hanno fatto spesso finta di non capire.

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Una rappresentanza composita della società civile. Che si è mostrata in questa occasione impegnata, forte, saggia, attiva, al di là di tutte le più rosee aspettative, come si dice in questi casi.  Tante le ASSOCIAZIONI con i loro striscioni e in alcuni casi le loro divise. La famiglia dell’Avo con i camici bianchi. Le bande  (Forio, Panza e Ischia) che hanno accompagnato il corteo con la loro musica sfidando il sole ancora cocente e il caldo afoso del pomeriggio di fine luglio. I ciclisti in bicicletta e tenuta da gara. La macchina di “Dragon” DI COSTANZO  con il megafono e le comunicazioni lungo il percorso; i volontari che hanno distribuito bottiglie d’acqua agli altri partecipanti camminando il doppio. Gli slogan ritmati alla testa del corteo, uno fra tutti: “L’OSPEDALE NON SI TOCCA”. I bagnanti in costume lungo le spiagge e i turisti lungo la strada che hanno chiesto i motivi della protesta, scattato foro, seguito con simpatiA quella sfilata inaspettata. Gli automobilisti che non hanno sbuffato, protestato, detto parolacce per il forte rallentamento e la fila sotto il sole, ma che spesso hanno solidarizzato con la manifestazione. Gli autisti degli autobus, che non hanno potuto fermare i motori perchè qualche mezzo non si sarebbe riavviato  e che  hanno manifestato la loro condivisione, in qualche caso anche con dei cartelli. Gli operatori dell’ospedale che hanno voluto farsi trovare fuori all’ingresso del Pronto Soccorso  e all’entrata principale del “Rizzoli”, perchè i disagi, le carenze, le sottrazioni che colpiscono i pazienti, penalizzano e mortificano anche loro.

Il Vescovo PIETRO LAGNESE che, come aveva promesso, ha voluto esserci dall’inizio alla fine, insieme a numerosi sacerdoti, camminando con gli ischitani a cui aveva rivolto nei giorni scorsi un importante messaggio di invito alla partecipazione, assicurando il sostegno della Chiesa di Ischia all’impegno in difesa del diritto alla Salute. Un concetto che ha ribadito al termine della manifestazione, prendendo la parola dal cassone di un furgone su cui non ha esitato a salire e dal quale ha esplicitato il compiacimento “per la grande prova di civiltà” offerta dagli isolani, in difesa del “diritto alla salute sacrosanto”, con la promessa che per esso “ci impegneremo con tutte le forze”.

GIANNI VUOSO che ha illustrato lungo il percorso i motivi della protesta e moderato a fatica i brevi e fortunosi interventi conclusivi. EGIDIO FERRANTE che ha riassunto il dramma della chiusura della Sir e della devastazione dei servizi psichiatrici, che sono tra i motivi principali della mobilitazione e della manifestazione e tra le richieste irrinunciabili sollevate dal popolo d’Ischia. RAFFAELE MARINO, che ha portato la forte testimonianza di un paziente oncologico, sceso in piazza per lottare  “anche per la salute dei vostri figli”, come ha detto chiaro e tondo ai Sindaci, richiamandoli alle loro responsabilità finora completamente disattese. La presidente del COMITATO UNITARIO PER IL DIRITTO ALLA SALUTE NELL’ISOLA D’ISCHIA, promotore e organizzatore della manifestazione, GIANNA NAPOLEONE, che ha ringraziato per la grande partecipazione, assicurando un impegno per raggiungere risultati utili e concreti che con la manifestazione di oggi è solo cominciato.

I PROCIDANI, in lotta per la difesa del loro ospedale, che sono venuti a Ischia, anche loro in corteo al nostro fianco, in nome della fraterna solidarietà che sta unendo le due comunità nella salvaguardia comune di un diritto alla Salute se non negato, già seriamente a rischio per gli isolani.

I sei Sindaci o vice (PASCALE, CASTAGNA, BUONO, DEL DEO, CARUSO e ENZO FERRANDINO), alcuni con fascia tricolore, che hanno accettato l’invito del Comitato a partecipare alla manifestazione, durante la quale non sono mancati nei loro confronti richiami, sollecitazioni e contestazioni, peraltro civili, per lo scarso spirito d’iniziativa fin qui dimostrato nel difendere il diritto alla Salute delle comunità che rappresentano. E che sul fronte della salute (e non solo) si sono sentite orfane del loro contributo, dalla loro proposta, della loro fattività.

 

 

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