Nel febbraio scorso, qualche sospetto lo avevano alimentato direttamente da Monteruscello. Quando avevano organizzato un importante corso di aggiornamento per operatori di Pronto soccorso da cui risultavano esclusi proprio gli addetti del “Rizzoli”. C’erano state anche proteste sindacali in quell’occasione, ma si era obiettato che non si era trattato di un’esclusione, semplicemente il personale in servizio a Ischia sarebbe stato coinvolto in una replica del corso qualche tempo dopo. Un rinvio, insomma. Sta di fatto, che il TRIAGE, al quale era finalizzato il corso di formazione per gli addetti, al “Rizzoli” non è MAI PARTITO. O meglio, non è più attivo da tempo, perchè ormai molti anni fa, all’epoca dell’Asl Na2 flegrea, la sperimentazione del triage era iniziata proprio da Ischia. Dove poi si è arenata. Anche se sarebbe necessario eccome, quel filtro ormai capillarmente diffuso nei Pronto soccorsi italiani.
Sono queste, da sempre, le giornate più difficili per il reparto di emergenza dell’ospedale isolano. Dove, comunque, si lavora forte in ogni giorno e periodo dell’anno, con decine di accessi giornalieri, che ne evidenziano l’insufficienza strutturale e le numerose inadeguatezze organizzative. Quelle che finora hanno reso impossibile la ripresa del Triage e l’attivazione dell’OBI, altro strumento indispensabile per migliorare il funzionamento e l’efficienza del Pronto soccorso di via Fundera, secondo i criteri e i parametri previsti dal Ministero della Salute, sulla base di studi e approfondimenti specifici.
IL TRIAGE NEGATO
L’input l’ha dato da qualche anno proprio il Ministero. Nel Documento della Commissione Urgenza-Emergenza si legge: “Attivare, laddove non è stato fatto, nei Pronto Soccorsi con più di 25.000 accessi annui un sistema di triage infermieristico, di bancone o globale a seconda delle caratteristiche e necessità della struttura, con applicazione uniforme dei CODICI COLORE già identificati nella normativa vigente (BIANCO, VERDE, GIALLO, ROSSO) e con sistemi informativi all’utenza dei tempi di attesa stimati per i codici di minore urgenza (bianco e verde)”. Quello che ci vorrebbe anche a Ischia, per gestire nel modo più rispondente alle reali esigenze dei pazienti una situazione che definire caotica è dire poco, nelle condizioni estreme in cui si opera nel nostro ospedale. Un porto di mare che manca anche di una sala d’aspetto che possa definirsi tale, con uno spazio minimo al coperto di acceso al reparto che è assolutamente insufficiente, con le sue pochissime sedie, per accogliere i tanti che si affollano in attesa, anche per tempi lunghi.
Negli ultimi anni, per vari motivi legati alle insufficienze croniche del presidio, a cominciare da quella di personale, i TEMPI DI ATTESA in Pronto Soccorso si sono DILATATI. Tanto da essere oggetto di lamentele continue e anche di tensioni e “appiccichi”, che riguardano pure le precedenze e l’ordine di ingresso degli utenti. Proprio ciò che dovrebbe essere ordinato, disciplinato, organizzato con il Triage, giacchè l’uso dei codici colore consente di definire un ordine di ingresso rigorosamente legato al livello di urgenza e di gravità del problema del singolo paziente, dai casi più gravi (codice rosso) fino a quelli meno gravi (codice bianco, che prevede anche il pagamento del ticket).
Ma ora come ora il TRIAGE A ISCHIA NON SI PUO’ FARE. Per attivarlo, infatti, servono almeno 6 INFERMIERI. Impossibile, con i paramedici a disposizione del reparto, che soffre anch’esso un grave deficit di personale.
E’ pur vero che finora non è stato possibile far partire il Triage né al “San Giuliano” di Giugliano che addirittura al “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli, fulcro del sistema ospedaliero dell’Asl Na2 Nord. A impedirlo sono i lavori di ristrutturazione ancora in corso, come l’insufficienza di personale. Situazioni gravi, soprattutto per quanto riguarda Pozzuoli, il che potrebbe indurci ad un atteggiamento quanto meno da mal comune mezzo gaudio. Ma a Ischia, sono le condizioni strutturali proibitive a fronte del volume dell’affluenza che rendono indispensabile e urgente il ricorso al Triage. Già da troppo rinviato. E per il quale, al contrario che per Pozzuoli e Giugliano, non si intravede ancora neppure una data d’inizio. Anche se servirebbe “primm ‘e mò”.
L’OBI, L’OSSERVAZIONE BREVE INTENSIVA CHE NON C’E’
Altra nota dolente del Pronto soccorso del “Rizzoli” è la mancanza dell’Obi. Che nel documento del Ministero viene descritto cosi: “L’OBI è un’area, possibilmente adiacente al Pronto Soccorso, ove i pazienti possano sostare in attesa della definizione diagnostica e per un’ulteriore osservazione clinica intensiva, di norma per non piu’ di 24 ore. Diversi studi indicano la necessità di 1 letto di OBI ogni 4000-8000 accessi in Pronto Soccorso”.
Si tratta, insomma, di uno spazio dedicato ai pazienti che si presentino con un quadro clinico poco chiaro, per cui non è possibile rimandarli a casa nè ricoverarli, senza aver effettuato un “congruo periodo di osservazione” di ore o anche di giorni, coadiuvato da esami e approfondimenti diagnostici possibili solo in ospedale, che consentono alla fine di evitare ricoveri impropri o di indirizzare il malato verso il reparto e le terapie più appropriati.
E’ del tutto evidente quanto l’Obi sia importante e prezioso anche per un ospedale come il nostro, dove i limiti dei reparti e dei posti letto necessiterebbero di un efficace filtro qualitativo a monte. E d’altra parte, calcolando il numero degli accessi, ci spetterebbero di diritto alcuni POSTI DI OBI. Che, invece, MANCANO IN VIA FUNDERA. Dove, al momento, non c’è il personale e neppure lo spazio per metterli.
Il tutto a discapito sia del reparto di prima emergenza che complessivamente dell’ospedale, in un’ottica di massimizzazione della funzionalità e dell’efficienza dei servizi. E così nel nostro porto di mare si continua a lavorare in condizioni proibitive, a far fronte alla marea umana con risorse ridotte all’osso e pure peggio. A svuotare il mare con la classica conchiglia.
Sono giorni di fuoco per il Pronto Soccorso del “Rizzoli”. Ma ormai l’emergenza del reparto di emergenza dura tutto l’anno.